Ora a rischio estinzione sono i piatti della nonna

Quando gli abiti si sottraggono alla logica consumistica diventano veri ambasciatori della bellezza. Allora il vestire «più che moda è cultura». È la lezione di Massimo Piombo (nella foto), presidente dell’omonimo marchio di abbigliamento maschile che, fedele a questo motto, ha deciso di sostenere una mostra molto speciale: «The museum of everything», inaugurata ieri alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino. Fino al prossimo 29 agosto è possibile ammirare oltre 300 opere di artisti lontani dai normali circuiti dell’arte e del mercato. Artisti per lo più sconosciuti del ventesimo secolo: medium, minatori, mistici, autodidatti, creatori ossessivi e visionari, ma anche artigiani diversamente abili che operano al di là delle norme estetiche convenzionali. Figure eccentriche rispetto ai canoni, ma rilevanti. «Non abbiamo la pretesa di inserirci nel mondo dell’arte - spiega Piombo -, non sarebbe giusto nei confronti di chi opera in quel settore. Abbiamo voluto partecipare a questa impresa per simpatia e stima. Si tratta infatti di una mostra sui generis, diversa da tutte le altre perché animata da persone lontane dal tradizionale mondo dell’arte e del mercato». La scelta di sponsorizzare la mostra nasce, quindi, da un comune obiettivo. «Così come noi andiamo costantemente alla ricerca di stoffe a volte dimenticate per realizzare i nostri abiti, così questa mostra è andata alla ricerca di artisti perduti - continua Piombo -. Entrambi, sia noi sia i curatori dell’esposizione, lavoriamo sul talento». «The museum of everything» ha esordito per la prima volta a Londra nel 2009, con enorme successo di pubblico e di critica. Dipinti, disegni, sculture, incisioni, oggetti, installazioni e libri. Fra essi, una serie unica di cinque pezzi in sequenza del custode dell’ospedale cattolico di Chicago, Henry Darger; i libri dell’artista americano sordo James Castle; le sculture in ceramica dell’indiano Nek Chand; le fotografie del ceco Miroslav Tichý.


In mostra anche capolavori di straordinari artisti meno noti al grande pubblico come Morton Bartlett, Joseph Karl Radler, Bill Traylor, Judith Scott, George Widener e gli italiani Carlo Zinelli e Giovanni Galli. Insomma, i saloni della Pinacoteca mettono a nudo l’arte segreta che ha ispirato generazioni di artisti da Jean Dubuffet a Jean-Michel Basquiat.

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