Osama ai suoi: «Uccidetemi se stanno per catturarmi»

Svelati particolari della vita del terrorista più ricercato del mondo

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

Osama Bin Laden ha giurato che non si lascerà mai catturare vivo e ha dato a una guardia del corpo una pistola e un ordine: «Se io non avessi più via di fuga, uccidimi». La rivelazione è tratta da un libro di prossima pubblicazione, The Osama Bin Laden I know: an oral history ( L'Osama Bin Laden che conosco: una storia raccontata) scritto da Peter Bergen, un inviato della Cnn esperto di problemi della sicurezza.
Nel libro, di cui la rivista Vanity fair ha pubblicato uno stralcio, Bergen elenca aneddoti avvolti nel mistero, miti, pettegolezzi e fatti realmente accaduti. È una rassegna di cinquanta interviste condotte nell'arco di otto anni da Bergen per raccontarci «il suo Osama». Una delle più interessanti è quella con il giornalista pakistano Hamid Mir, che conosce meglio di ogni altro Bin Laden, essendone il biografo, l’unico rappresentante della stampa di cui il miliardario terrorista si fidi.
«Osama Bin Laden - ha spiegato Mir - non può sopportare Saddam Hussein. Un giorno, nel corso di un’intervista gliel'ho nominato e la sua risposta è stata una sfilza di invettive irripetibili».
La più suggestiva delle interviste condotte da Bergen è quella con un’ex guardia del corpo del capo di Al Qaida: «Lo sceicco Osama - ha raccontato - un giorno mi diede una pistola e, nell'annunciarmi che da qual momento in poi sarei stato la sua ombra, mi fece osservare che l'arma aveva due soli colpi nel caricatore. Avrei dovuto usarle per ucciderlo se fossimo stati circondati o in procinto d'essere catturati dal nemico. Non voleva essere preso vivo».
Fra coloro che hanno accettato di parlare di Osama vi sono un cognato, il suo insegnante di liceo e parecchi ex membri di Al Qaida, i cui interventi rendono il libro di Bergen un collage di voci e testimonianze sulla vita dell'uomo che ha messo a punto il più complesso attentato terroristico della storia e che è tuttora un incubo in molte parti del mondo.
Fra i giornalisti occidentali Peter Bergen è forse il migliore conoscitore di Osam Bin Laden. I due si sono incontrati nel 1997. «Sono stato bendato - ha raccontato Bergen - e trasportato di notte lungo uno stranissimo tragitto, trasbordato da un veicolo all'altro. Era il 1997, per cui Osama Bin Laden aveva molti meno problemi di sicurezza di quelli che ha oggi». Osama parlava, ricorda Bergen, con voce dolce, senza fretta, e «non tradiva per nulla il ruolo di capo di un'organizzazione che avrebbe cambiato il mondo con l'11 settembre». Quando gli è stato chiesto se sia vero che Osama Bin Laden viene informato ogni 15 minuti su quello che succede nel mondo, Bergen ha risposto: «Non guarda ovviamente la Cnn, ma segue la radio. Credo che la sua prima fonte di informazione sia Voice of America».


Negli stralci del libro pubblicati da Vanity fair, Bergen sostiene che dopo la caduta dei talebani, nell'autunno del 2001, Osama era in Afghanistan, nella zona montagnosa di Tora Bora, pesantemente bombardata dall’aviazione statunitense.

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