Si chiude senza grossi scossoni il caso della nomination misteriosa che ha caratterizzato, con polemica, la partenza della corsa verso gli Oscar.
L'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l'associazione che assegna gli Oscar, ha stabilito che la discussa campagna promozionale attorno alla nomination di Andrea Riseborough come migliore attrice protagonista non ha violato alcuna regola.
Ma partiamo dai fatti. La candidatura dell'attrice britannica aveva colto Hollywood di sorpresa all'annuncio delle nomination il 24 gennaio. I critici avevano a più riprese lodato la performance della Riseborough ma il film di cui è interprete, To Leslie è una produzione decisamente low budget. E soprattutto decisamente poco vista: ha incassato solo 27mila dollari ai botteghini. Ed è stato promosso con i classici canali pubblicitari molto molto poco. Mentre di solito per correre agli Oscar è necessario uno sforzo cospicuo delle case di produzione.
È stata invece Mary McCormack, la moglie del regista Michael Morris, a creare un tam tam di sostegni sui social media tra amici e celebri star, da Edward Norton a Gwyneth Paltrow, alla stessa rivale di Andrea, Cate Blanchett, che interpreta la direttrice d'orchestra di Tár.
L'iniziativa, visto quanto pesa la corsa all'Oscar, anche sulle tasche dei produttori ha creato malumori frammisti a timori (veri o strategicamente motivati) che le regole dell'Academy, che vietano di fare lobby per se stessi o denigrare rivali, fossero state violate.
Nei giorni scorsi, quindi, media e addetti ai lavori hanno avanzato dubbi su come Riseborough, che è inglese e non è nota al grande pubblico, sia finita nella cinquina.
Così, per accertarsi che nessuna campagna promozionale relativa ai film candidati agli Oscar avesse violato le regole, l'Academy ha aperto un'indagine, senza tuttavia citare esplicitamente To Leslie.
E così è arrivato il responso in un comunicato diffuso nella tarda serata di martedì. L'organizzazione ha fatto sapere che le attività della campagna promozionale in questione non sono tali da dover comportare la revoca della candidatura; ha però detto di aver riscontrato strategie di comunicazione e promozione sui social media che «destano preoccupazione». Il comunicato specifica che queste strategie sono state discusse con i diretti interessati.
La realtà è che i social hanno scavalcato come spesso accade il mondo a cui eravamo abituati. Gli Oscar sono attribuiti sulla base dei voti di circa 9.500 membri dell'Academy. Le nomination sono a loro volta il frutto dei voti di ciascuna categoria: nel caso della migliore attrice, di circa 1300 membri di quel ramo a cui è stata diretta la campagna social di To Leslie attraverso messaggi che, ad esempio, definivano la performance della Riseborough migliore di quella della Blanchett, o in cui si diceva che altre star, come le afro-americane Viola Davis per The Woman King e Danielle Deadwyler per Till «vengono votate comunque» e dunque veniva suggerito di votare altrove.
L'Academy si è impegnata adesso a rivedere le sue regole «per contribuire a creare una migliore cornice per campagne rispettose, inclusive e senza pregiudizi». Nessun cambiamento verrà peraltro posto in atto prima dell'edizione 2023 degli Oscar, il 12 marzo.
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