Oscar di bilancio a Mr Azimut

Ricavi a 500 milioni di euro e risultato netto in sostanziale pareggio. Investimenti in Brasile e nei marina. Paolo Vitelli: "Fermate la guerra ai magayacht, a Formentera non c’era un posto..."

Oscar di bilancio a Mr Azimut

Ha fatto ricorso più volte, quasi a sottolineare l’importanza del dettaglio, alla «piemontesità». E se i dettagli fanno la differenza, Paolo Vitelli ha reso bene l’idea. Di un anno difficile sì, ma con danni contenuti e accettabili proprio grazie alla «piemontesità». Il patron di Azimut-Benetti, past president di Ucina-Confindustria Nautica, ha messo i conti sul tavolo. Il suo gruppo ha chiuso l’esercizio nautico al 31 agosto con ricavi in calo a 500 milioni (600 nell’esercizio precedente), un margine operativo lordo in crescita da 35 a 45 milioni e, come ha poi spiegato Gianni Cucco, ad di Azimut Yachts e responsabile delle funzioni centrali corporate, «un risultato netto sostanzialmente in pareggio». Tornano i conti, quindi, anche in virtù di un calo del debito (da 70 a 40 milioni), di un patrimonio netto di 300 milioni e un portafoglio ordini di 350 milioni. «Siamo stati i primi - ha detto Vitelli - a ricorrere alla cassa integrazione, ma anche i primi a uscirne. La riorganizzazione ci ha consentito di chiudere l’anno nautico con un sell-out in crescita del 25%. La crisi ha cambiato la nautica, stiamo tornando a una giusta sobrietà. Vedo meno player e meno clienti in preda all’euforia. Conclusa brillantemente la fase di destoccaggio, siamo pronti a ripartire, consapevoli che le maggiori opportunità le avremo sui mercati emergenti. Liberi dal “tossico”, non abbiamo più l’incubo della sovrabbondanza di offerta rispetto alla domanda. Più in generale oggi i clienti vanno nei cantieri che offrono affidabilità e stabilità nel tempo, qualità, innovazione e servizi d’eccellenza». La maison di Avignana, infatti, gioca le sue carte su tre tavoli: innovazione, servizi, eco-compatibilità (leggi progetto Magellano). Paolo Vitelli, accompagnato dalla figlia Giovanna (comunicazioni esterne, affari legali e vice presidente Ucina), si è soffermato a lungo sui mercati emergenti, in particolare sui cosiddetti «Bric» (Brasile, Russia, India e Cina). Messi insieme fanno poco meno di tre miliardi di abitanti... «In particolare il Brasile - ha aggiunto Vitelli - è un Paese con enormi potenzialità e una grande cultura del mare. Non a caso in agosto abbiamo inaugurato Azimut do Brasil (Itajai, Stato di Santa Catarina, polo produttivo che una volta a regime sarà in grado di produrre almeno 100 imbarcazioni l’anno, ndr). Senza dimenticare il nostro stabilimento in Turchia partito nel 2008 e che quest’anno ha prodotto ben 70 barche». E i russi? «Stanno tornando. In ogni caso - ha detto ancora Vitelli - ci aspettiamo un nuovo anno in crescita che, stando alle nostre previsioni, e soprattutto ai primi indicatori giunti dal Salone nautico di Cannes, dovrebbe determinare un aumento del valore della produzione di circa il 20%». Previsioni piuttosto realistiche considerate le consegne di 5 megayacht sopra i 47 metri negli ultimi 4 mesi e 3 nuovi «Delfino» (la prima novità della nuova linea Class) acquistati sulla carta da altrettanti clienti in Cina, Australia e Stati Uniti. [TESTO]I nuovi modelli sono ben 7: 4 quelli presentati a Cannes, 3 debutteranno a Genova. Poi un messaggio. Forte: «Il nostro obiettivo è il prodotto, l’impresa, non fare soldi con i cantieri... Io e la mia famiglia siamo orgogliosi di essere i padroni della nostra azienda. Dobbiamo affrontare le sfide onorando la nostra missione di industriali». Acquisizioni? «Ma no! Non siamo un supermarket delle barche. Con i nostri marchi (Azimut, Benetti e Atlantis, ndr) copriamo ampiamente tutta la gamma. Ci manca la vela... Piuttosto guardiamo alle marine da diporto. Stiamo studiando 7-8 dossier, ma fin qui nulla di concreto. Abbiamo realizzato la marina di Varazze, quella di Viareggio e quella di Mosca, mentre è in via di ristrutturazione il porto Mediceo di Livorno». Infine, e non poteva mancare, un flash sulla calda estate, già passata alla storia come «lo show del terrore», che ha visto la grande fuga dei megayacht verso approdi più tranquilli. Feroci i commenti di alcuni diportisti stranieri sulla stampa estera: «Perché non andiamo in Italia? Perché è diventato uno Stato di polizia fiscale». «In effetti - ha concluso amareggiato Vitelli - non è stato uno spettacolo edificante, né per il mondo della nautica né per l’immagine del nostro Paese. In Costa Smeralda c’era un quarto del solito “traffico” di stagione. Affollatissime, invece, Saint-Tropez, Cannes e Antibe. Pienone anche in Spagna e alle Baleari. Impossibile trovare un posto a Formentera.

No, non funziona così. Occorre un tavolo politico-amministrativo. I governi, e la politica in generale, non possono stare a guardare. La lotta all’evasione è un dovere, ma non posso accettare pregiudizi e un accanimento ingiustificato».

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