Ottanta telefonate per trovare una supplente

La burocrazia impone un iter troppo lungo e così sono i docenti di ruolo a sostituire i colleghi

Non si trovano i supplenti. E le scuole elementari statali pagano con i propri soldi ore supplementari ai docenti in ruolo. Per tutti i plessi scolastici genovesi è diventato impossibile nominare insegnanti a tempo determinato. Il nuovo regolamento, che tutela a dismisura i supplenti, fa sì che spesso se ne approfittino. «È il risultato di una contrattazione sindacale - spiegano i dirigenti scolastici genovesi - che ha portato questa situazione all'esasperazione».
Fino a qualche anno fa, infatti, i docenti non di ruolo potevano scegliere tra due direzioni didattiche da cui poter essere chiamati in servizio. Se non rispondevano alla chiamata, che le segreterie facevano alle 8 della mattina, avevano l'obbligo di portare un certificato medico, altrimenti finivano in fondo alla graduatoria. Di privilegio in privilegio, ottenuto dai docenti non in ruolo, le scuole adesso impiegano addirittura dai dieci ai quindici giorni per trovare una supplente. In qualche plesso si racconta che, iniziata la ricerca a settembre, a dicembre è arrivato finalmente qualcuno a ricoprire il posto vacante. Infatti i docenti chiamati per telefono, se non rispondono devono essere contattati con i telegrammi. E hanno quarant'ott'ore di tempo per rispondere. Questo anche quando la supplenza è di un giorno. Paradossale!
«E bisogna seguire pedissequamente la graduatoria - dicono dalle segreterie - altrimenti se una persona non viene contattata con tutti i crismi, non si aspettano le quarant'ott'ore per avere una risposta, etc. si rischia che la persona in questione può fare ricorso. E la scuola, purtroppo in torto, paga come una banca».
La media delle telefonate che le segreterie delle scuole devono affrontare giornalmente è di ottanta. Tra l'altro, le graduatorie genovesi sono completamente esaurite. «Calcolate - spiegano alcuni dirigenti scolastici - che non esiste una rete fra tutte le scuole. Quindi non sappiamo mai in tempo reale la situazione di una supplente. Cioè se ha già una nomina o è in servizio in qualche scuola, oppure è libera. Sarebbe tanto comodo - continuano - che il Provveditorato provvedesse a metterci tutti in comunicazione, in modo da sveltire le procedure». E invece no. Così aumentano a dismisura i costi di telefono e di posta delle scuole. Soldi che potrebbero benissimo essere risparmiati ed investiti su altre voci di spesa. Da molti mesi, tra l'altro, da Genova le telefonate partono su tutta Italia. Le uniche graduatorie libere sembrano quelle del Sud Italia. Così, molte supplenti, anche per pochi giorni, sono costretti a risalire la penisola. Impiegandoci, spesso, più giorni per raggiungere la sede di servizio rispetto ai giorni in cui dovrebbero stare in supplenza.
Per ovviare a questa gravosissima situazione, molte insegnanti in ruolo hanno dato la propria disponibilità a lavorare ore in più per coprire colleghi in malattia, in permesso etc. Finanziamenti che arrivano direttamente dal Ministero di Roma. E sì, perché pagare docenti in ruolo per ore eccedenti, costa meno al Dicastero della Pubblica Istruzione, piuttosto che nominare insegnanti a tempo determinato. Ma questa filosofia non piace a molti. Sostengono che si portino via posti di lavoro.

Ma nel frattempo, le classi senza insegnanti vengono divise nelle varie sezioni del plesso, creando così a volte delle vere e proprie pluriclassi stile far west. Bloccando il lavoro dei maestri e l'apprendimento degli alunni. Meglio quindi una questione di principio o bambini sempre accuditi? Il dilemma, in molte scuole, non è ancora stato risolto.

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