Piero Pizzillo
Torna prepotentemente alla ribalta la terapia anticancro del professor Luigi Di Bella. Dopo la rivalutazione del celebre oncologo da parte del neo ministro della Sanità Francesco Storace, e la riproposizione del noto «protocollo Di Bella», anche nella nostra città sembra riprendere quota lorientamento della magistratura a favore della «cura Di Bella». La dimostrazione lampante di tutto ciò si trova nel provvedimento del giudice del lavoro Margherita Bossi, che, accogliendo il ricorso urgente presentato dagli avvocati Giuseppe Nadalini e Arianna Rovere, per conto di un paziente di 44 anni, sposato, 3 figli, ha ingiunto allAsl 3 «di erogare gratuitamente a suo favore dei farmaci di cui al protocollo terapeutico di cura stabilito da Di Bella, indicati nella ricetta medica predisposta dal dottor Maurizio Pianezza». Non è tutto, perchè il magistrato, dopo aver respinto leccezione del legale dellAsl, secondo cui il ricorso avrebbe dovuto essere presentato dinanzi al Tar e non presso il tribunale civile (secondo diverse pronunce della Cassazione la competenza è del tribunale ordinario), ha accolto lesposto Nadalini - Rovere, giudicandolo fondato anche nel merito. In evidente contrasto con la tesi dellAsl, secondo cui il multitrattamento Di Bella, non aveva sufficienti basi scientifiche, poichè la sperimentazione a suo tempo effettuata, non aveva avuto esito positivo (erano altri tempi, allora il ministero della Sanità era retto da Rosy Bindi, e tutti ricordano i vivaci scontri del professore modenese, inventore del metodo di cura anticancro alla somatostatina, ma soprattutto del figlio Giuseppe, con lattuale parlamentare della Margherita).
La vicenda del quarantaquattrenne riporta al passato, quando non pochi giudici genovesi ordinavano alle Usl la prescrizione gratuita della somatostatina. Ha inizio nel 2000, quando alluomo viene diagnosticato un linfoma maligno non Hodkgink al IV stadio. Di fronte alla necessità di iniziare la cura, il paziente decide di seguire il multitrattamento Di Bella, piuttosto che praticare la terapia tradizionale, cioè chemioterapica. Buoni i risultati, perchè dopo un primo periodo di stasi, verso novembre 2000 inizia una regressione, che continua progressivamete fino a giungere a completa remissione nel 2004. Considerati gli ottimi risultati, ma tenuto conto del fatto che la cura doveva ancora essere praticata per cinque anni e che i prezzi erano alti (2.500 euro al mese circa), i due legali chiedono allAsl 3 lerogazione gratuita.
Il Giudice ha emesso unordinanza esecutiva in via durgenza (nei prossimi mesi seguirà la sentenza sul merito), con cui si obbliga lAsl a dare gratis i farmaci prescritti da Pianezza, perchè, per questo tipo di patologia il periodo di cura è di 10 anni, «e non si può correre lalea per le condizioni attuali di benessere del paziente di una brusca interruzione di una terapia che, seppure solo con riguardo alla situazione clinica specifica, ha dato esiti positivi». Secondo il giudice, inoltre, il malato ha fatto bene a scegliere la cura Di Bella, perchè non ha comportato alcun effetto collaterale, il paziente ha goduto di buona salute generale e la terapia non è invasiva.
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