Roma - Dopo il coordinatore Denis Verdini, oggi è la volta di Marcello Dell'Utri. Ma il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri ha deciso di non rispondere al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Rodolfo Sabelli che indagano sull’eolico e sulla cosiddetta P3. Insieme a Denis Verdini, Flavio Carboni e Massimo Lombardi è indagato per violazione della legge sulla costituzione di società segrete. Per i pm Dell’Utri, sotto il profilo politico, sarebbe stato superiore a quello di Verdini. Nella lista degli indagati finisce anche il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo a cui è contestato il reato di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Intanto la Banca d'Italia propone il commissariamento del Credito cooperativo fiorentino.
Dell'Utri non risponde ai pm Dell’Utri si è avvalso della facoltà di non rispondere ai magistrati romani: "A Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora". "E' una mia regola fissa -ha dichiarato Dell’Utri uscendo dall’ufficio del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo - non avendo parlato con i procuratori non mi sembra il caso di farlo con la stampa. E' una regola fondamentale per chi è indagato, la consiglio a tutti". Nei giorni scorsi il senatore del Pdl aveva ricevuto un invito a comparire dalla Procura di Roma.
Commissariare il Credito fiorentino Banca d’Italia ha proposto il commissariamento della Credito Cooperativo Fiorentino coinvolto nelle indagini sulla P3 "per gravi irregolarità nell’amministrazione e gravi violazioni normative" . In una nota dell'istituto di via Nazionale, si rende pubblica la decisione dopo "gli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti presso il Credito Cooperativo Fiorentino - Campi Bisenzio - Società Cooperativa".
Indagato anche Caliendo Accusato di violazione della legge Anselmi, il sottosegretario Caliendo è chiamato in causa rispetto in diversi episodi ricostruito nell’ambito dell’ordinanza di custodia che riguarda Flavio Carboni e gli altri. Si parte dalla cena a casa del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per decidere come intervenire sul lodo Alfano, e si arriva alla nomina di Alfonso Marra a presidente della corte d’appello di Milano, per arrivare al ricorso dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino in Cassazione contro il provvedimento di custodia cautelare, fino all’ispezione ministeriale, poi saltata, nell’ambito della esclusione dalle elezioni regionali della Lombardia della lista di Roberto Formigoni.
Berlusconi rinnova la fiducia "Non ho mai contattato né fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano", ha replicato Caliendo che, nel pomeriggio, ha incontrato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per fare il punto sull'evoluzione dell'inchiesta. Il premier gli ha espresso la più ampia solidarietà e rinnovandogli piena fiducia lo ha invitato a continuare a lavorare con l’impegno fin qui profuso. Anche il Guardasigilli Angelino Alfano ha rinnovato "fiducia e solidarietà".
Verdini non convince i pm Non hanno convinto i pm romani le risposte date ieri, nell’interrogatorio fiume, daVerdini. Tra le argomentazioni del coordinatore che non avrebbero fatto breccia tra i pm ci sono le spiegazioni sui 2,6 milioni pagati dalla Società Toscana Edizione (della quale Verdini è socio) allo stesso coordinatore, alla moglie Simonetta Fossombroni ed al coordinatore toscano del partito Massimo Parisi. I pm sospettano che l’operazione sia servita a Carboni per fare arrivare a Verdini denaro da destinare a finalità illecite. Quanto alla nomina di Ignazio Farris a direttore dell’Arpas Sardegna, l’agenzia incaricata di dare le licenze per l’eolico in Sardegna, Verdini ha smentito di avere sollecitato la nomina, come riferito ai pm dal governatore Ugo Cappellacci. Quanto alle cene a palazzo Pecci Blunt, la casa romana di Verdini, che per i pm sarebbero servite, tra l’altro, a stabilire interventi sulla Consulta per il lodo Alfano, Verdini avrebbe cercato di minimizzare la circostanza. In merito al dossier a luci rosse per screditare la candidatura a Governatore della Campania di Stefano Caldoro, Verdini avrebbe ammesso di esserne stato a conoscenza, ma di non avere preso parte al complotto.
Il "gruppo" Carboni e la lista Pdl Il "gruppo" che secondo la magistratura faceva capo a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi si interessò anche dell’esclusione della lista del Pdl provinciale dalle elezioni regionali del Lazio. Nell’ordinanza scrivono i giudici, infatti, che il giudice tributario "Lombardi non manca di invitare l’onorevole Ignazio Abrignani, responsabile elettorale nazionale del Pdl, a seguire una via 'parallela' rispetto a quella istituzionale (ricorso presso il Consiglio di Stato avverso l’esclusione della lista Pdl Roma e Provincia dalle elezioni regionali) suggerendogli di rivolgersi ad Antonio Martone (ex avvocato generale della Cassazione) perchè è ’molto amicò e può risolvere il problema, ma della cosa questa volta il Lombardi segnala che è meglio non parlare al telefono". Questo emerge dall’ordinanza del tribunale del riesame con la quale i giudici hanno confermato il carcere per Carboni e Lombardi.
Trasferito Marconi a Napoli La richiesta di tornare nell’ufficio che ricopriva prima della sua promozione, come consigliere, era stata avanzata dallo stesso magistrato, a carico del quale la Prima commissione di Palazzo dei Marescialli aveva avviato una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità dopo le notizie su un suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta sulla cosiddetta P3.
La decisione di trasferire Marconi a Napoli è stata presa stamattina dal plenum all’unanimità, dopo che già ieri sia la Terza che Prima commissione avevano dato il loro "via libera". Unico astenuto è stato il vicepresidente Nicola Mancino, secondo il quale la sede di Napoli era comunque inopportuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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