La pace dei boia

Tutti sanno che il Tibet è storicamente vessato dai cinesi, che negli anni Cinquanta vi fu un genocidio di un milione e 200mila tibetani, che il loro punto di riferimento è il Dalai Lama che vive esiliato all’estero, che i monaci tibetani sono perseguitati a tutt’oggi dal materialismo ateo dei cinesi, tutti lo sanno: tranne gli amministratori del comune di Verbania, che l’8 giugno hanno patrocinato un seminario semplicemente incredibile in quanto sponsorizzato dalla «Lama Ganghchen Wordl Peace Foundation», un’organizzazione fantasma retta da un finto lama tibetano già collaborazionista dei cinesi. I propositi del seminario erano quasi New Age: «Creiamo un network mondiale degli effetti collaterali pacifici e positivi nei campi dell’economia, della scienza, dell’informazione, dell’educazione e della spiritualità!».

E come no: peccato che il Lama-fantoccio tra le lingue del seminario non abbia neppure inserito il tibetano (la sua lingua) e che tra gli organizzatori ci fosse anche la famigerata «China Society of promotion Guancal», emanazione del Partito Comunista cinese che non solo nega il genocidio tibetano, ma è nota per la violazione dei più elementari diritti umani tramite i campi di lavoro forzato, la persecuzione dei religiosi, la politica del figlio unico e altre simpatiche trovate. Cioè: non solo ce la vengono a contare a casa nostra, ma noi li patrociniamo pure.

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