Quest'anno la Befana non si ferma a Solesino. E' tutta colpa della politica, il Pd fa polemica anche sul calendario. Si tratta di una storia molto veneta e leghista, fatta di folclore e recupero delle tradizioni. Nell'occhio del ciclone c'è il calendario "local" ideato da Leandro Comacchio, assessore all'Identità veneta della provincia. Nel lunario regionale trovano posto tutte le festività locali e ne scompaiono alcune nazionali piuttosto blasonate. Il 25 aprile per esempio si trasforma in festa di San Marco, patrono di Venezia, e passa in secondo piano la Liberazione nazionale. Nel Nord Est operoso non perviene nemmeno il Primo Maggio, la festa dei Lavoratori non è contemplata nelle feste venete. E poi c’è la nuova ricorrenza: il 25 marzo si celebra infatti la "Terza Edizione della Festa del Popolo Veneto".
Identità e Lega, ci sono tutti gli ingredienti per far andare di traverso la vicenda alla sinistra del politicamente corretto, quella che deborda nella spersonalizzazione e nello sradicamento: al bando i dialetti e via i crocifissi (vi abbiamo raccontato ieri sul Giornale la polemica sul ritorno del simbolo cristiano nella aule scolastiche di Trieste e la conseguente polemica dell'opposizione). Se poi si toccano le feste come il Primo maggio scoppia il finimondo anche sfidando il buonsenso e il ridicolo. Provate a mettervi nei panni dei veneti, San Marco è il protettore di Venezia, uno dei più antichi simboli della regione e della comunità. In un calendario locale non merita di essere ricordato? La logica dice "sì", ma la giunta di Solesino "no".
Il calendario "regionale" è stato spedito a tutti i comuni della provincia ma a Solesino, un paesino di 7mila anime, la scopa della Befana si è rotta lasciandola a piedi. Il sindaco del Pd, Walter Barin, si è infuriato e i bambini sono rimasti a mani asciutte: "Mi pare sia una contraddizione citare la festa della Repubblica e non ricordare le altre due feste. Abbiamo così deciso di non distribuirlo perchè lo consideriamo diseducativo". Non pago, Barin, ha anche rivolto un accorato appello a tutti i sindaci della zona affinchè boicottino il lunario della Befana. Commenti piccati anche dai vertici regionali dei Democratici, Paolo Giacon, del Pd padovano, ha rilevato che "cancellare il 25 aprile e il primo maggio è un insulto verso tutti i martiri veneti caduti per la libertà e per la democrazia e un’offesa per tutti i veneti che lavorano".
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