Il padre di Friedrich: «Spariti tre testimoni»

«Sono spariti tre testimoni che descrivono un conducente diverso da Friedrich». È quanto afferma Roberto Vernarelli, padre del giovane imputato di duplice omicidio colposo e di omissione di soccorso nonché di guida in stato di ebbrezza per la morte di due turiste irlandesi, investite e uccise sul lungotevere degli Altoviti la notte tra il 17 e il 18 marzo scorso. Ieri Vernarelli, nel corso di una drammatica udienza del processo, è stato espulso dall’aula per essersi scagliato contro Luciano Di Stefano, funzionario del primo gruppo della Municipale che aveva condotto le indagini: «Hai nascosto i testimoni - ha gridato - vedi di guadagnarti lo stipendio e fai le indagini». Secondo Vernarelli padre, «vigili e pubblico ministero non fecero nulla per accertare la verità. L’ufficiale della polizia municipale che redasse il verbale per il tragico incidente stradale di lungotevere degli Altoviti ha riaffermato in Tribunale: al momento dell’incidente erano presenti quattro testimoni oculari di nazionalità americana». I quattro testimoni avrebbero rilasciato un identikit del guidatore molto diverso da quello di Friedrich Vernarelli eppure «i tre non furono né identificati, né verbalizzati dalla pattuglia della polizia municipale intervenuta». E l’unico testimone ascoltato, Manuel Ruiz, non riconobbe Friedrich come guidatore.
Ma ieri è stata anche la giornata in cui i parenti delle vittime, Mary Clare Collins e Elizabeth Anne Gubbins, hanno raccontato come le loro vite siano uscite distrutte da quella nottata. «La vita di ciascuno di noi è totalmente cambiata - hanno detto i papà delle due ragazze e Christopher, fratello di Mary Clare, sentiti nel processo in corso davanti al giudice del tribunale Anna Maria Pazienza -. Molti di noi fanno fatica a riprendersi dallo shock, abbiamo cambiato le abitudini, abbiamo trascurato la vita sociale, abbiamo fatto ricorso alle cure dello psicologo. Abbiamo trascorso un Natale molto triste, succede spesso che qualcuno di noi scoppia a piangere durante l’arco della giornata». Quello che i familiari delle vittime non sono riusciti a mandare giù è stata la conferenza stampa indetta mesi fa dal papà di Vernarelli per dimostrare che alla guida dell’auto non c’era il figlio ma uno dei due ragazzi ungheresi. «Abbiamo provato un grande senso di frustrazione quando la famiglia Vernarelli ha fatto quella cosa che abbiamo trovato poco rispettosa nei confronti di mia sorella e della sua amica», ha detto Christopher.


In udienza ieri è stato sentito anche il chirurgo Alfredo Galati, primario del pronto soccorso del Santo Spirito che visitò subito Vernarelli dopo l’incidente: «Il ragazzo presentava alito vinoso, una contusione alla regione addominale e un’escoriazione al dorso del naso. Aveva le pupille miotiche, possibile segno di assunzione di sostanza stupefacente». Ma il ragazzo si rifiuto di sottoporsi all’esame delle urine. Prossima udienza il 27 febbraio.

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