Pagelle, scuole milanesi nel caos «Ogni istituto fa come vuole»

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Augusto Pozzoli

Da oltre tre mesi con un’apposita circolare (porta il numero 84) il Miur emanava le disposizioni alle scuole, medie ed elementari, sull’adozione obbligatoria del portfolio, vale a dire il nuovo sistema di valutazione degli alunni al posto della pagella o della scheda. Un provvedimento subito contestato a livello sindacale davanti al Tar del Lazio. Lungo silenzio, poi d’improvviso l’ordinanza dei giudici che ritengono fondati alcuni elementi del ricorso e quindi sospendono l’applicazione della circolare. Un intervento che non poteva essere più intempestivo, perché arriva proprio nel momento in cui gli insegnanti, dopo lo scrutinio del primo quadrimestre, si accingono a consegnare nelle mani dei genitori i risultati raggiunti dai figli in questa prima fase dell’anno scolastico.
Che cosa succederà ora? Sconcertati i dirigenti scolastici. «I nostri documenti di valutazione sono ormai pronti», commenta Gianni Gandola del coordinamento dirigenti aderenti ai sindacati confederali. «Li dobbiamo consegnare alle famiglie già convocate e certo non possiamo più rifarli per tener conto del parere dei giudici del Tar». Uno dei motivi accolti riguarda il giudizio sull’insegnamento della religione cattolica che secondo la scheda diramata dal Miur allegata alla circolare 84 doveva essere indicato insieme a tutte le altre discipline: nel ricorso accolto dai giudici, invece, si chiedeva che, trattandosi di una materia facoltativa, doveva essere valutata a parte. «In molte scuole - continua Gandola - erano state applicate le disposizioni ministeriali, quindi la religione risultava valutata accanto alle altre discipline: così saranno i documenti di valutazione che stiamo distribuendo, ma non c’è dubbio che siamo di fronte a una situazione del tutto confusa e incerta, che alla fine dell’anno ci vedrà costretti a rivedere i nostri sistemi di valutazione».
L’intervento del tutto fuori tempo del Tar non fa altro che aggravare la già difficile situazione in cui si trovavano le scuole nell’applicazione della riforma Moratti. A Milano, in particolare, dove l’applicazione delle nuove norme era di fatto su una strada in salita. Il momento della valutazione del lavoro svolto è in effetti una cartina di tornasole su quel che fanno i docenti per adeguarsi alla riforma. «Ormai ogni scuola fa da sé - aggiunge Gianni Gandola -. Il Miur ha messo in rete le nuove modalità da seguire per arrivare al portfolio, ma chi le segue? Che cosa si è valutato alla fine del primo quadrimestre? Ci sono scuole che hanno tenuto conto dei nuovi programmi, altre che si sono fermate a quelli del 1985.

Anche sul piano formale mi pare una situazione inaccettabile: se un alunno si trasferisce in un’altra scuola, con che valutazione arriva? Con che studio alle spalle? Credo che sia urgente uscire al più presto da questo stato di confusione».

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