La sua scomparsa, la sera del 16 settembre del 1970 a Palermo mentre tornava a casa dal lavoro, fece subito scalpore. Perché Mauro De Mauro, cronista di nera del quotidiano «L'Ora», non era un giornalista qualunque. Era un autentico segugio, piuttosto conosciuto non solo nel capoluogo siciliano. Un segugio che sparì proprio mentre indagava sui casi più scottanti che sconvolgevano l'Italia di quel tempo: lo strano incidente aereo in cui era morto Enrico Mattei, il golpe di Junio Valerio Borghese. Insomma, due fatti che sarebbero passati alla storia come misteri d'Italia. Ed invece, suo malgrado, diventò un mistero anche lui, inghiottito nel nulla in una sera di fine estate e mai più ritrovato. Ma ora sulla scomparsa di De Mauro si affaccia un barlume di luce: un nuovo pentito, Rosario Naimo, ha rivelato dove sarebbe stato sepolto il corpo del cronista, una zona periferica di Palermo. Una svolta che sembra foriera di nuovi importanti sviluppi.
Naimo, diventato collaboratore di giustizia nell'ottobre scorso subito dopo l'arresto, e ritenuto uno dei più autorevoli collaboratori di giustizia della vecchia guardia, ha raccontato la sua verità sulla morte del cronista al pm di Palermo Sergio De Montis, titolare dell'accusa del processo sull'omicidio De Mauro che vede imputato Totò Riina. Il pentito ha detto al magistrato di avere raccolto le confidenze, nel 1972, del mafioso Emanuele D'Agostino, braccio destro all'epoca del boss di Santa Maria di Gesù Stefano Bontade. D'Agostino gli avrebbe rivelato di avere preso parte al sequestro di De Mauro insieme ad un'altra persona di cui non sapeva il nome. I due avrebbero avvicinato il cronista fingendo di averlo scambiato per un'altra persona, poi l'avrebbero portato in un terreno - Fondo Patti - dei boss Madonia del quariere S. Lorenzo. Sempre secondo Naimo, ad attendere De Mauro c'erano diversi mafiosi tra i quali Riina e Ciccio Madonia. Il giornalista sarebbe stato strangolato e il suo corpo sarebbe stato lasciato nel fondo per un po' di tempo e poi spostato e fatto sparire, buttato in un pozzo della zona che qualche anno dopo fu «bonficato» dagli stessi Madonia. Naimo sostiene di non aver saputo da da D'Agostino, poi morto assassinato, il movente del delitto.
Le rivelazioni del nuovo pentito confermerebbero la tesi della procura che individua nella mafia e in particolare in Riina l'esecutore materiale del delitto. Altri però sarebbero i veri mandanti e il movente del delitto, su cui altri pentiti hanno dato varie interpretazioni. Tra loro Francesco Di Carlo, che pure parla del ruolo di D'Agostino nel delitto, e che dice che De Mauro venne ucciso perchè aveva scoperto il golpe Borghese e l'alleanza stretta tra la mafia e il principe della Decima Mas.
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