Paolo Borsellino torna nuovamente davanti alla Commissione parlamentare antimafia nella qualità di Procuratore della Repubblica al Tribunale di Marsala. Nel corso dell'audizione del 3 novembre 1988 il magistrato affronta il tema della presenza di importanti latitanti mafiosi, anche dell'ala corleonese, nel territorio di Marsala e Trapani. "Sarebbero necessarie diverse ore per protestare contro la situazione di Marsala: mi sono trovato immediatamente a dover affrontare una assoluta smobilitazione della procura della Repubblica - racconta -. Quando sono arrivato erano già stati trasferiti tutti i miei sostituti ed in questo momento ne trattengo, in regime di proroga, soltanto uno. A gennaio, solo uno di questi verrà sostituito. E' chiaro che una situazione del genere non è quella che mi aspettavo, anche perché confidavo che il Consiglio superiore della magistratura provvedesse ad una immediata sostituzione".
Quel giorno il giudice parla del tema dell'impatto del nuovo codice di procedura penale sulle condizioni strutturali degli uffici giudiziari impegnati sul versante della lotta alla criminalità organizzata e commenta anche la difficoltà di dover lavorare perché l'ufficio che dirige si occupa anche di pratiche come assegni scoperti, furti e abusi edilizi. "Se non si risolve il problema degli assegni a vuoto, i procuratori di serie B come me, affonderemo nelle pratiche. Marsala pur essendo la quinta città della Sicilia, pur avendo centomila abitanti ed scendo più grande di Enna, pur avendo un flusso di lavoro maggiore rispetto a Trapani e Caltanissetta. Nonostante questo Marsala deve sopportare il flusso di lavoro degli assegni a vuoto, degli abusi edilizi e di quello che fa il pane con un tasso alto di umidità. Da un mese mi interesso di questi fatti e soprattutto del furto di ciclomotori".
Alla data dell'audizione, il maxiprocesso di Palermo si era già concluso in primo grado con 342 condanne; molti imputati condannati si erano dati alla latitanza ed era stata pertanto ulteriormente potenziata, dal punto di vista investigativo, l'attività volta alla loro localizzazione. Eppure nonostante un processo che ha cambiato la lotta alla mafia, Borsellino lamenta il fatto di essere costretto a lavorare su cose futili. "Il Procuratore della Repubblica passa il suo tempo facendo richieste per l'applicazione di decreti penali di assegni a vuoto che costituiscono l'80 per cento, ad esempio del lavoro del mio ufficio, e poiché talvolta devo fare pure delle indagini di mafia, le faccio di notte", racconta Borsellino alla Commissione.
Il magistrato lamenta il fatto che a Marsala la situazione sia sottodimensionata rallentando il lavoro di ufficio. "Malgrado il Consiglio superiore avesse approvato una risoluzione circa la particolare attenzione del Consiglio stesso nei confronti delle province interessate dal fenomeno mafioso, in realtà, poi, nella pratica attuazione dei fatti questa attenzione non c'è stata, in quanto furono messi a concorso due posti di sostituto procuratore di Marsala, ed essendo stata presentata una sola domanda della stessa persona per i due posti scattò il principio in base al quale, non essendovi legittimazione, in quanto l'interessato era da meno di due anni nella sede dalla quale desiderava essere trasferito, bisognava operare una comparazione tra le esigenze delle due sedi.
Il Consiglio ritenne che le esigenze del tribunale di Mondovì fossero più pressanti di quelle della procura della Repubblica di Marsala "tanto c'è Borsellino; se la sbrighi lui da solo!". Borsellino è abituato a lavorare, ma non sa fare miracoli", conclude.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.