Borsellino si sfoga davanti alla Commissione antimafia: "A Marsala faccio il passacarte"

Paolo Borsellino, ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia, denuncia la situazione che trova a Marsala al suo arrivo. È il dicembre del 1986 e il magistrato è costretto a lavorare facendo letteralmente da passacarte per l'incomunicabilità totale tra gli organi di polizia e i carabinieri

Borsellino si sfoga davanti alla Commissione antimafia: "A Marsala faccio il passacarte"

Nel corso dell'audizione dell'11 dicembre 1986, a Trapani, Paolo Borsellino fu ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia nella qualità di Procuratore della Repubblica al Tribunale di Marsala. Lucido e preciso, come sempre, Borsellino parla della situazione che trova al suo arrivo alla Procura di Marsala. Una situazione surreale per uno dei più importanti magistrati italiani costretto a lavorare con le armi spuntate, a partire dall'incomunicabilità tra polizia e carabinieri. Un rapporto di separazione delle indagini che ostacola il lavoro dei magistrati.

"A proposito del problema del coordinamento - spiega Borsellino -, avevo dimenticato di dire che mi sono trovato a Marsala in una situazione estremamente antipatica di incomunicabilità totale tra gli organi di polizia e carabinieri. Me ne sono reso conto non appena ho constatato di persona la prima vicenda, il primo grosso fatto di sangue che si è verificato a Marsala dopo la mia venuta, in cui oltre a tutto quello che dirò appresso, ho dovuto letteralmente fare il passacarte nel senso di fornire alla polizia i rapporti che facevano i carabinieri e fornire a questi ultimi i rapporti della polizia, per cercare di creare una minima unitarietà nelle indagini".

Borsellino si attiva per far sì che polizia e carabinieri tornino a collaborare soprattutto in un territorio come quello di Marsala, dove la divisione degli organi di giustizia aiuta proprio la criminalità organizzata. "Ho interessato immediatamente gli organi centrali a livello provinciale - racconta Borsellino -, ottenendo quanto meno che si instaurasse nuovamente un minimo clima di collaborazione. Sono stato impegnato in questa vicenda quanto ero impegnato anche personalmente nelle indagini. Per la verità all'inizio è stato un fatto scoraggiante, poi per l'intervento personale del comandante di gruppo e del questore interessati da me personalmente, la vicenda è migliorata".

Negli audio inediti, Borsellino parla degli anni in cui la lotta alla mafia era fatta dalla volontà e tenacia dei singoli uomini. Una manciata di investigatori tenaci e coraggiosi con pochi mezzi e pochissime risorse. "Quando noi dobbiamo coordinare - continua - e urtiamo contro una realtà in cui loro hanno il divieto di collaborare, vorrei sapere... Una volta i il ministro Scalfaro disse che in Italia vi è la Costituzione ma, al di sopra di essa, vi è il regolamento generale dell'Arma dei carabinieri.

Può darsi che questa non sia una notizia facile da accertare ufficialmente, ma pare che questo divieto vi sia e nelle zone in cui si devono fare i conti con i quattro gatti di polizia e carabinieri, che invece, di sommarsi si dividono, immaginatevi contro quali problemi si urti".

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