Giallo in procura: scomparso il pc coi file su Matteo Messina Denaro

Da Palermo arriva la notizia sulla scomparsa dagli uffici della Procura, del pc su cui erano custoditi i file delle indagini sul boss latitante da 30 anni

Giallo in procura: scomparso il pc coi file su Matteo Messina Denaro

Un nuovo giallo si aggiunge a Palermo nell'indagine sulla caccia al super latitante Matteo Messina Denaro. La scomparsa da un ufficio della Procura di alcuni dispositivi elettronici in cui erano custoditi file d'indagine riservati sul boss mafioso.

Sulla scomparsa oggi vengono svelati i particolari. La scomparsa fu denunciata nel dicembre 2015 da un appuntato della guardia di finanza, Calogero Pulici, per anni applicato alla segreteria dell'allora procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Teresa Principato, che coordinava le indagini sul capomafia di Castelvetrano. Secondo quanto apprende l'Agi, si tratta di "un computer portatile da 10 pollici" e "due pendrive da 1 gigabyte ciascuna", con i file di "tutte le indagini su Messina Denaro", custoditi all'interno dell'ufficio del pm antimafia.

"Alla presenza dell'assistente di nome Rita, che per adesso collabora con la dottoressa (Principato, ndr) abbiamo prelevato la scatola contenente il pc che era custodita nella libreria e dopo averla aperta ci siamo resi conto che il pc non era più conservato all'interno", si legge in una relazione di servizio firmata l'11 dicembre da Pulici, autorizzato a recuperare i suoi effetti personali dall'ufficio dell'aggiunto Principato, dopo essere stato allontanato verbalmente dalla Procura nell'estate 2015, in seguito a un'indagine per molestie su denunce di un collega e della moglie, poi archiviata.

In queste ultime settimane fanno capolino diverse notizie e indiscrezioni sul latitante siciliano. Tra queste, quella dello scorso novembre che dà Matteo Messina Denaro, vivo ma non in Sicilia. A rivelarlo è stato il pentito Emanuele Merenda che ha indicato anche il luogo dove il boss si troverebbe. secondo il collaboratore di giustizia si troverebbe in Veneto, nel comune di Salgaredo in provincia di Treviso. Sarebbe all'interno di una cantina di una villetta. Gli investigatori però, hanno deciso di prendere le dichiarazioni del pentito, che faceva parte di una organizzazione criminale smantellata pochi giorni fa in Veneto, con le dovute cautele.

Solo una settimana fa invece, quella che sembrava la notizia "del secolo". A scatenare tutto, un blitz dei carabinieri nell'ospedale Bonino Pulejo di Messina, intervenuti dopo la segnalazione da parte del personale infermieristico di un uomo, originario proprio di Castelvetrano, in provincia di Trapani, che aveva attirato la loro attenzione. Per molti si trattava del super boss.

A chiarire la vicenda ci ha pensato il test del dna effettuato sul paziente e comparato, con le tracce biologiche del latitante di cui sono in possesso gli investigatori. Il risultato ha parlato chiaro: non si tratta del padrino trapanese.

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