Pallone: «La sfida? Gestire la vittoria»

Avviso ai naviganti: «Ora il Pdl del Lazio deve gestire la vittoria. Senza cadere nella trappola delle correnti». Parola di Alfredo Pallone, eurodeputato e vicecoordinatore del partito. Che ha sentito nelle ultime ore sfogliare un po’ troppo il manuale Cencelli in vista della composizione della giunta-Polverini e lo strappa di mano ai suoi: «Non esistono pesature dei voti o mappature di chi sta con chi. Solo persone giuste al posto giusto».
Facile a dirsi. Come fare?
«Prima di tutto dobbiamo relazionarci con il vero leader che è Silvio Berlusconi. E poi mettere in campo le persone giuste in rapporto ai compiti. Per agevolare il difficile compito che attende il nuovo governatore del Lazio dobbiamo eliminare i problemi e non crearli. Quindi meglio mettere da parte i muscoli».
Si riferisce immagino alle due anime del Pdl...
«In Forza Italia non c’erano correnti. Io sogno un Pdl unito, che superi il concetto dell’unificazione di due partiti diversi, dando spazio - per usare parole con cui spesso ci si riempie la bocca - a meritocrazia e rinnovamento. La questione è fondare finalmente ciò che hanno voluto gli italiani prima ancora della classe politica: il partito nato dall’intuizione di Berlusconi nel quale la storia di ciascuno di noi viene azzerata».
E le altre componenti della coalizione?
«Non esiste nessun tipo di ostracismo nei confronti dei nostri alleati politici. La Regione Lazio deve camminare senza l’intralcio di questioni ideologiche. Ma sia chiaro: i patti vanno mantenuti, non si creda che attraverso la Regione si possa far politica contro il governo Berlusconi».
Lei ha citato più volte il premier. Quanto ha contato nella vittoria di Polverini?
«Si è vinto su Roma e nel Lazio nel momento in cui lui ci ha messo la faccia e il cuore mobilitando il popolo del Pdl. Poi certo, Renata è stata brava a non farsi prendere dallo sconforto anche nei momenti più difficili».
Ma non c’è il rischio che Polverini sembri una presidente sotto tutela?
«Io so che Berlusconi incontrandosi con Polverini dopo la vittoria le ha dato piena autonomia. La presenza di Berlusconi rafforza la Polverini, non la indebolisce. Per quanto mi riguarda aiuterò Renata ad avere questa autonomia. Non ci possiamo certo permettere di avere un governo con cultura assessorile, dobbiamo ragionare sulle priorità».
E quali sono?
«I problemi sono tantissimi, non voglio tornare a parlare del debito sanitario. Roma ha molte risorse con la legge Roma capitale, noi dobbiamo riequilibrare i finanziamenti incominciando un vero decentramento nei confronti delle province. Si parla da anni di decentramento ma non c’è mai stato. Mentre abbiamo una legge che parla dell’autonomia di Roma nell’urbanistica, nel commercio, i sindaci e i presidenti delle altre province sono invischiate nella burocrazia. Ecco, è questa la grande sfida».
Un modo per premiare le province che hanno trascinato alla vittoria Polverini ribaltando il dato romano?
«Guardi, non c’è un problema Roma. Semmai il governo Marrazzo ha penalizzato pesantemente le province del Lazio e l’elettorato lo ha punito. E parlo anche della provincia di Roma, dove la sinistra non ha beneficiato nemmeno dell’effetto Zingaretti.

È mancata da parte dell’amministrazione Marrazzo una cultura del decentramento, del rapporto tra Pisana e territorio. Questi fattori hanno inciso fortemente, alle urne c’è stato uno scatto d’orgoglio delle province che per anni hanno pagato lo scotto della lontananza da Roma. Una vera débacle di un certo tipo di fare governo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica