Da paprika a Fantozzi: ecco le parole chiave dell'ultimo scandalo

Il linguaggio in codice usato dall’"Associazione" che si vantava di condizionare le gare dell’Argentina

Da paprika a Fantozzi: ecco le parole chiave dell'ultimo scandalo

In origine, nel calcioscommesse primordiale, c’erano i «bolognesi» di Signori che operavano assieme ai terribili «albanesi» e agli «zingari» preposti alla distribuzione delle mazzette ai giocatori. Poi spuntarono i «milanesi», certi «napoletani», i «noti di Bari», «gli amici di Cervia». Adesso che le indagini son salite di livello ecco che dalla coda si è arrivati alla testa del Dragone col gruppo che eterodirige nel mondo le giocate milionarie: i «singaporiani»

L’INSIDER TRADING
Per la prima volta, scrive il gip nelle sue 338 pagine dell’ordinanza, è possibile parlare di reato transnazionale collegato al pallone. «Un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi sportive» fondata su una rete clandestina internazionale «facilitata dalla globalizzazione delle scommesse tramite internet in grado di agganciare i giocatori infedeli». Così l’organizzazione «trasforma il sistema delle partite in un meccanismo che unisce corruzione e insider trading».

IL DRAGONE A MALPENSA
A capo di tutto, per la Mobile di Cremona, c’è Eng Tan Seet, detto «Dan», che da Singapore, attraverso una rete di «membri» ed «azionisti» collegati a emissari europei (da noi gli zingari) «lavora per alterare incontri nei campionati italiani e in altri paesi utilizzando siti asiatici» ritenuti più sicuri. Talvolta per curare gli affari, «Dan» si recava a Milano soggiornando in un hotel accanto all’aeroporto di Malpensa dove riceveva i sodali e dispensava ordini e denaro. Tra gli «spalloni» di Dan c’era Beng Huat portatore di un «chilo di soldi» a Malpensa. «Dan» si era «specializzato nell’alterazione dei match dell’Albinoleffe» società che secondo un pentito avrebbe alla fine controllato finanziariamente «seppure in modo occulto».

UNA PARTITA DA 6 MILIONI
Ecco la partita «super», com’è stata descritta dagli organi inglesi di controllo sulle scommesse: si legge che una quantità impressionante di puntate è stata registrata «sulla partita di serie B Albinoleffe-Piacenza del 20 dicembre 2010, puntate per 6 milioni e mezzo di euro giocate quasi interamente sul pareggio. E la gara è terminata con l’inconsueto 3 a 3». Il pentito Perumal a verbale dirà che, di media, «ogni partita fruttava un beneficio lordo tra i 500mila e il milione di euro».

LA PASSWORD E FANTOZZI
Una delle accuse contestate a Doni riguarda anche il pericolo di inquinamento delle prove per il tentativo di manomettere l'Iphone del preparatore dei portieri del Ravenna, Nicola Santoni, sequestrato dalla polizia. In una telefonata l’ex calciatore suggerisce all’amico di camuffare la voce. E dice, parafrasando la famosa gag di Paolo Villaggio: «Fantozzi, è lei?». Spiega che c’è un sistema per alterare i dati nel telefono utilizzando una password in modalità remoto: «Tramite il computerino si cambia il passwordino» scherza Santoni.

CHI TRADISCE «MUORE»
Delle ferree disposizioni dell’organizzazione parlano con terrore vari pentiti, da Wilson Perumal a Marj Crvatk: «In caso di tradimento - ha raccontato il primo - o di un membro che se ne approfittava, il traditore rischia anche la morte». Nella precedente indagine si faceva riferimento a soggetti capaci di uccidere perché «trafficanti di armi». Qui l’ex calciatore Sartor si fa portatore del clima intimidatorio: «Questi mi stanno veramente facendo paura...».

DONI PER SE’ E PER LA SOCIETÀ
Il gip è feroce su Cristiano Doni, già capitano dell’Atalanta: «Interferiva o tentava di interferire» sul finale dei match della sua squadra «anche per conto» della società nerazzurra. Avrebbe truccato le partite su mandato di «imprecisati dirigenti» appoggiandosi al «gruppo di Cervia» e «interferiva o cercava di interferire con interventi anche corruttivi, anche al fine di procurarsi illegittimamente i proventi delle scommesse, sui risultati di molteplici partite della sua squadra».

IL «FRATELLO» DI GATTUSO
Spunta un fantomatico fratello del giocatore del Milan, Rino Gattuso. Lo tira in ballo il solito Perumal: «Mantiene contatti con gli zingari Suljic e Lalic. Il fratello di Gattuso ha contatti con calciatori di diverse squadre in Italia, ma non posso dire (non conosco) nomi». Per la cronaca, e per il gip, Rino non ha fratelli. «Probabilmente - si legge nelle carte - il Perumal ha acquisito tali dichiarazioni de relato» da gente che millantava conoscenze.

«I CINESI NAPOLETANI»
Il pentito Crvatk si ricorda dell’Italia e del singaporiano Den: «Dai miei contatti olandesi sapevo solo che a Napoli ci sono dei cinesi asiatici che fanno scommesse». Un posto sicuro. «Quando si vinceva potevi andare a Napoli a ritirare i soldi».

ANCHE MESSI NEL MIRINO
Arrestato a giugno in Ungheria lo scommettitore Zoltan Kenesei, referente di «Dan», compartecipe di tre incontri presumibilmente manipolati, compresa l’Argentina di Messi contrapposta alla Bolivia.

GUBBIO, SIMONI E 200MILA EURO
L’indagato Alessando Zamperini prova a corrompere il vecchio amico Simone Farina, che milita nel Gubbio, e col quale iniziò nella Roma primavera. Farina, interrogato, la racconta così: «Mi disse di aver conosciuto persone con un sacco di soldi, che facevano capo a un soggetto indonesiano (...) disponibile a consegnarmi 200mila euro per perdere col Cesena. Avrei dovuto corrompere il portiere e due difensori (...). Cadevo dalle nuovole e dicevo che non ero disponibile. Voleva il telefono del capitano, ribattevo che lui e la società erano persone serie, ne parlai con l’allenatore Gigi Simoni e poi con l’avvocato Calcagno della Federazione, che mi disse di non dire nulla a nessuno».

LA «PAPRIKA» E MONTENERO
Sfogliando le carte dell’inchiesta escono cose curiose. Dagli sms mandati dagli zingari tra il primo e il secondo tempo ai giocatori del Grosseto in campo contro l’Empoli ai soldi chiamati in codice «la paprika» stando all’espressione usata dagli zingari per riavere indietro dal giocatore Gervasoni il denaro perso in una scommessa sbagliata. Indagando su Zamperini (quello della combine tentata a Gubbio) esce un tal Mario Sarracino, titolare della scuola calcio ASD Boys di Montenero di Bisaccia», il paese di Antonio Di Pietro.

SARTOR, CHE CONTABILE
A leggere le carte l’ex calciatore Luigi Sartor era una pedina fondamentale nello scacchiere internazionale. Faceva la spola con Singapore, accoglieva gli ospiti asiatici, curava le relazioni con gli zingari.

Lo inchioda a verbale il commercialista Manlio Bruni: «Grazie a Gigi (Sartor, ndr), Giuseppe Signori era in grado di piazzare ingenti scommesse in Asia, specificamente su Singapore». Le sue ultime parole famose, al telefono che credeva sicuro: «Se fan indagini per sapere se mi sentivo con Beppe (Signori, ndr) sono morto lo sentivo un giorno sì e uno no».

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