Parigi si coccola Federer contro il record di Nadal

«Cosa dici, è andata bene?», gli ha domandato un membro del suo staff subito dopo il diciottesimo ace che ha permesso l’altro ieri a Roger Federer di battere Nole Djokovic e di sfidarlo nella finale del Roland Garros. Rafa Nadal ha fatto una smorfia, incapace di dare una risposta compiuta all’insidiosa domanda: da un lato ha evitato il serbo che l’ha maltrattato nelle ultime quattro finali del 2011, dall’altra si ritrova quel diavolo d’uno svizzero che non giocava così bene da almeno un paio di anni. A 25 anni esatti, li ha compiuti il 3 giugno, il giorno del netto successo in semifinale su Murray, il maiorchino va a caccia della sesta vittoria sulla terra rossa di Parigi per raggiungere il record di Borg e mantenere la leadership nel ranking mondiale. Altrimenti, potere dei numeri che vanno e vengono, Djokovic lo sorpasserà senza colpo ferire avendo da difendere meno punti del campione in carica. È comunque lui il favorito nonostante l’ennesima resurrezione di Federer: al Roland Garros è di casa, da queste parti ha vinto 44 incontri su 45, l’unica battuta d’arresto risale all’edizione del 2009 per mano di Soderling, poi sconfitto in finale dallo svizzero.
Eppure i suoi avversari dicono che non è imbattibile come in passato. «È come se avesse perso in sicurezza e autostima, le sconfitte con Djokovic hanno lasciato il segno», il parere unanime che però cozza contro il percorso al Roland Garros fatto di vittorie sudate ma limpide. E poi il maiorchino ha migliorato il suo colpo più debole, si fa per dire, il servizio, divenuto potente e incisivo anche sulla seconda palla. E poi, e poi. Con Federer vanta uno score straordinario, 16 vittorie in 24 incontri, di cui 8 nelle ultime 10 sfide, con un imperioso 5-2 nelle finali degli slam. A Parigi l’ha battuto 4 volte su 4, tre in finale, una in semifinale. Quest’anno non c’è stata storia. Il maiorchino ha avuto la meglio sull’elvetico nelle semifinali di Miami e Madrid. Al Barclays Atp World Tour Finals del 2010 risale invece l’ultima sconfitta. I bookmaker pagano a 1,45 la sua vittoria contro il 2,55 dell’avversario, non è un caso.
Ma Federer non ci sta e vuole riprendere il filo d’un discorso interrotto nel 2007 con il successo su Nadal nella finale di Wimbledon. Da quel giorno ne ha perse tre di fila, al Roland Garros, a Wimbledon e agli Australian Open. Accidenti al maiorchino che, con i suoi colpi arrotati, i rimbalzi stratosferici e la tenuta fisica, gli ha impedito di porre altri personalissimi tasselli nel mosaico del tennis mondiale. In questo ritorno all’antico vuol dimostrare di essere più forte degli avversari, anzi dell’avversario, del tempo, della pancia piena. I suoi amici dicono che ha ancora fame di lavorare, sacrificarsi, correre e, udite udite, migliorarsi. Se il dritto è micidiale, specie quando colpisce la palla in anticipo, il rovescio è più profondo e pesante. Quanto al servizio, è solo questione di sensazioni, a Parigi ne ha messi a segno 4 di media a set. E la vittoria sull’imbattuto Djokovic fa da specchio alla sua voglia di interrompere anche il volo dello spagnolo a Parigi.
A differenza dei bookmaker, gente senza cuore per ovvi motivi di business, la grande parte del pubblico francese sarà dalla sua parte, vuoi per l’eleganza dei gesti, vuoi per l’inimitabile carriera. E infatti Roger, che conosce a meraviglia le regole della comunicazione, ha ringraziato gli spettatori alla fine dell’ultimo incontro: «Sono davvero fiero e orgoglioso di aver ricevuto tutto questo appoggio che è naturale a casa mia, in Svizzera, ma non in Francia».

A farsi sentire, secondo Wilander, potrebbe essere la maggior fatica sostenuta dall’elvetico: «Lui ha 5 anni di più e in semifinale ha giocato 4 set durissimi, di cui 2 finiti al tie-break, mentre Nadal ha vinto comodamente con Murray e ha avuto anche qualche ora in più di riposo».

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