A Parigi vietato pregare Allah per strada

Francia verso il voto. I rapporti con l'islam sono al centro della campagna elettorale. La destra affila le armi in vista delle presidenziali. Il ministro dell’Interno Guéant: "Pronti a usare la forza". Il provvedimento, adottato in nome della laicità, dalla capitale potrebbe presto essere esteso a Nizza e marsiglia. Ma già divampano le polemiche

A Parigi vietato pregare Allah per strada

Dalla Libia all’islam, dall’immigrazione alla sicurezza. Voilà la droite. Riecco la destra francese e Nicolas Sarkozy. Dopo una fine mandato in sordina, pochi annunci a effetto e deboli concessioni ai media - anche madame Bruni-Sarkozy e la sua pancia sono spariti - l’iperattivismo del capo di Stato francese è riesploso negli ultimi giorni. E ha nulla o poco di misterioso. La primavera elettorale si avvicina e la destra francese affila le armi. Così ieri, mentre i leader socialisti in corsa per le primarie del 9 e 16 ottobre si fronteggiavano su France 2 nel primo dibattito televisivo per la scelta del candidato alle presidenziali, Nicolas Sarkozy imperversava sui tg di tutto il mondo, a braccetto con il compagno di guerra britannico, il premier David Cameron, per la prima volta in visita nella Libia del post-Gheddafi. In un colpo solo, Sarkozy ha oscurato l’appuntamento mediatico degli avversari, ha segnato un paio di gol sulle porte della «leadership» e della «politica estera» e ha chiaramente curato con dedizione gli affari economici di casa.

Quanto alle questioni parigine, a oscurare i socialisti ha pensato bene il ministro degli Interni Claude Guéant, il duro dell’Ump, l’uomo che parla da destra alla destra di governo, più in sintonia con il Front National di casa Le Pen che con i moderati dell’Ump. In un’intervista di prima pagina sul Figaro, Guéant, che è anche «ministro dei Culti», ha lanciato una campagna per la laicità dello Stato, strizzando l’occhio alla Francia più conservatrice.

A sei mesi dall’introduzione del divieto di indossare il velo islamico integrale nei luoghi pubblici, il ministro annuncia che da mezzanotte, grazie a un accordo con le associazioni musulmane, è scattato il divieto di preghiera per gli islamici nelle strade di Parigi. «Potremmo anche spingerci fino all’uso della forza, se necessario», spiega inflessibile Guéant. L’intesa vuole mettere fine ai grandi raduni del venerdì, fonte di forti tensioni nel quartiere parigino di Goutte d’Or (diciottesimo arrondissement), ma anche nelle multietniche Nizza e Marsiglia, alle quali potrebbe essere esteso il provvedimento. «Vigilerò con attenzione perché la legge venga applicata - spiega il ministro -. Pregare per strada non è degno di una pratica religiosa e contravviene al principio di laicità». Nessuna deroga, insomma. Ma un accordo che prevede la concessione di un’ex caserma come luogo di preghiera per i musulmani parigini.

È l’ultima bordata delle destra francese per acchiappare l’elettorato che a maggio sceglierà il successore di Sarkozy. I numeri sono ancora favorevoli alla gauche - il 56% dei francesi vorrebbe un socialista all’Eliseo, in testa François Hollande, a seguire Martine Aubry, sempre che Dominique Strauss Kahn non annunci il grande ritorno nell’intervista prevista domenica su Tf-1 - ma la partita è aperta. E a destra la si vuole giocare sul tema più remunerativo per l’Ump: la sicurezza. Dopo disoccupazione e deficit, è questa la terza urgenza dei francesi, sulla quale Sarkozy può vantare credibilità ma deve recuperare terreno.

Il 70% dei francesi - spiega un sondaggio di Le Monde - aveva piena fiducia in lui su questo tema nel 2007, fiducia che è calata drasticamente nel 2010, per poi risalire quest’anno a quota 49%, sempre molto più alta degli avversari ma di certo recuperabile.

Così alla vigilia del suo viaggio in Libia, monsieur le président ha annunciato un progetto di legge per la creazione di trentamila nuovi posti nelle carceri entro il 2017 e l’introduzione di un servizio civile nelle caserme, una sorta di inquadramento militare, per i giovani delinquenti. La sicurezza diventa priorità. Quanto i risultati elettorali.

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