La cooperativa, i contratti e le assunzioni "a tempo": ecco le carte che inguaiano i Soumahoro

Le regine dell'accoglienza raggiravano il sistema. Youssef Kadmiri, dopo due anni di lavoro nelle coop della famiglia del deputato, risulta invisibile. I documenti esclusivi

La cooperativa, i contratti e le assunzioni "a tempo": ecco le carte che inguaiano i Soumahoro
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“Voglio solo il mio stipendio e i documenti, niente di meno e niente di più. A causa loro ora sono in una situazione illegale". A parlare è ancora Youssef Kadmiri, ex lavoratore Karibu che nonostante il commissariamento delle due coop di Latina, Aid e Karibu, della famiglia Soumahoro non ha ricevuto la retribuzione né la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno. "Da chi verrà risolta la questione? Non è giusto che non abbia la possibilità di curarmi per colpa loro e della burocrazia", dice al Giornale.it. Nonostante i due anni e mezzo in cui ha lavorato nella coop, Youssef è a tutti gli effetti un clandestino.

Vengono fuori dai documenti di cui IlGiornale.it è entrato in possesso, nuovi dettagli di quella "strategia" che la famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro ha messo in atto nella gestione dell’accoglienza. Si legge di un primo incontro all’Ispettorato del Lavoro di Latina, datato 2 novembre 2022, per "le retribuzioni non percepite". Erano presenti Kadmiri e il rappresentante della Karibu, cioè Marie Therese Mukamitsindo. "L’azienda (Karibu ndr), preso atto delle richieste del lavoratore precisa e dichiara che il lavoratore ha intrattenuto rapporti con la cooperativa Consorzio Aid Italia…e pertanto si ritengono estranei alla odierna convocazione": queste le parole messe a verbale della suocera di Soumahoro. Insomma, ciò che emerge è che Youssef non avrebbe mai lavorato nella Karibu, nonostante le chat proprio con la Mukamitsindo e i turni di gestione della cooperativa, dove spicca sempre il nome di Youssef per anni. Tutti documenti di cui IlGiornale.it è in possesso.

Segue così una seconda convocazione sempre all’Ispettorato del Lavoro, il 29 novembre 2022, che questa volta convoca Aid e a presentarsi come rappresentante del consorzio è di nuovo la Mukamitsindo. Sembrerebbe una presa di giro ma gli atti non mentono. Un incontro che anche quella volta non portò a nulla: "Le stesse parti non sono in grado di perfezionare alcun accordo al momento" e, si legge "le parti saranno riconvocate al più presto". In realtà, prima dell’ultima convocazione passeranno mesi visto che risale solo a qualche settimana fa, il 9 maggio scorso, quando l’ispettorato del Lavoro convoca Youssef Kadmiri ma non Aid, che scompare dalle carte per tutto questo tempo. All’incontro c’è di nuovo Karibu che ancora una volta afferma di non aver avuto rapporti lavorativi, riportando tutto il procedimento alla fase iniziale. Un cane che si morde la coda, uno scaricabarile tra i vari membri di quella famiglia che, come citato negli atti dei magistrati in fase di inchiesta, ha messo su “un sistema criminale a conduzione familiare”.

“Mi hanno sfruttato per due anni senza paga o almeno un contratto di lavoro per rinnovare il permesso di soggiorno. Ho solo detto la verità di come venivano trattati i bambini”, ha raccontato ancora al Giornale.it Kadmiri che sta cercando di far valere i propri diritti. Ma non finisce qui. Nei documenti in nostro possesso emerge un altro particolare agghiacciante. Youssef Kadmiri è stato iscritto al centro per l’impiego il 24 novembre 2021, alle 12.58, con datore di lavoro "Consorzio Aid" e rappresentante legale Aline Mutesi, figlia della Mukamitsindo. La tipologia contrattuale inserita è quella di "collaborazione coordinata e continuativa" e la qualifica "mediatore interculturale". Tutto nella norma se non fosse per il secondo documento che smentisce tutto. Lo stesso giorno, infatti, il 24 novembre 2021, ma alle 17.21, sempre Aline Mutesi procede all’annullamento della precedente comunicazione. In questo modo, Youssef - come molti altri sembrerebbe - è stato "assunto" solo per qualche ora ma attraverso questo metodo risulta non abbia mai lavorato per la famiglia. Ma non solo, risulta che nei due anni in cui ha prestato servizio per la famiglia dell’onorevole non abbia proprio lavorato, causa che non gli permette di ottenere un permesso di soggiorno. In tutto ciò, è curioso come proprio Aline Mutesi sia l’unica a non essere comparsa tra gli indagati di questa organizzazione fasulla dell’accoglienza.

Youssef Kadmiri ad oggi sulle

carte è invisibile a causa, sembrerebbe, proprio della gestione oscura della famiglia di Soumahoro. Quel Soumahoro che da anni port avanti "la lotta per gli invisibili" da cui però proprio Youssef è escluso.

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