«Il partito democratico non va è la somma di due debolezze»

L’eurodeputato Zani (Ds) boccia Fassino: «Si sta facendo una fusione a freddo di due gruppi, non ci sto»

Luca Telese

da Roma

Se c’è uno che incarna «l’appartenenza» al partito, quello è lui. Una vita da funzionario, decine di congressi impegnato a sostenere le maggioranze del Pci prima e dei Ds poi. Ecco perché - per chi conosce la sinistra - il fatto che Mauro Zani, 57enne eurodeputato dei Ds stavolta si schieri contro «il segretario» è una notizia. Ma lui ti spiega il perché con antiretorica disarmante, grande schiettezza, una terza persona autoironica e un sospiro: «Eh sì... stavolta il compagno Zani se ne va in minoranza».
Onorevole Zani, qualcuno dice che se un quadro navigato come lei è contro la Svolta di Fassino, in Emilia potrebbero esserci delle sorprese, al congresso.
«No, la fermo. Non ho il minimo dubbio, in Emilia Fassino vincerà. I compagni sono pieni di incertezze, ma staranno, ancora una volta, col segretario. Lo dico per spiegare che non ho tornaconti, solo un personale convincimento: questa roba, così come ce l’hanno proposta non funziona».
Lei era uno dei più forti sostenitori della Svolta. Perché stavolta dice no? Non è la stessa cosa?
«Ma nemmeno per sogno! Allora era questione di vita o di morte, si trattava di evitare che le macerie del muro ci schiacciassero».
Non la convince l’idea di un «nuovo partito»?
«Guardi, sarò brusco: non è che sommando due debolezze si fa un partito nuovo».
La Margherita e Ds le sembrano due debolezze?
«Con l’11 e il 17% per cento lei ha dei dubbi? E nessuno mi risponde sulla cosa che ritengo più importante».
L’appartenenza al partito del socialismo europeo?
«Fassino dice: “Il problema esiste, ma lo affronteremo alla fine”. Scherziamo?».
Per lei non è una questione formale, vero?
«Certo! È questione in-su-pe-ra-bi-le. Io a Bruxelles in questa casa ci abito già, ed è la mia, la nostra famiglia».
Non è tutto rose e fiori...
«Ah, certo, io la vorrei anche ristrutturare. Però è la nostra, ha capito cosa intendo? Se ho casa mica me ne vado in giro per alberghi!».
I dirigenti dei Ds dicono: convinceremo la Margherita, in qualche modo...
«Ma quelli dicono che non verranno neanche morti! Qui si fa una fusione fra due gruppi dirigenti, a freddo».
Che ci vorrebbe d’altro?
«Mi chiedo: ma come pensano che si possa fare un partito nuovo, con una classe dirigente vecchia?».
Lei si sente più vicino alla Royal che alla Binetti?
«Alla Royal, e un bel pochettino, direi».
Più Zapatero che De Mita.
«Premessa: ho grande stima per De Mita, ma è ovvio, mi sento infinitamente più vicino a Zapatero! Vede, questi esempi servono a capire il problema politico. A 57 anni, Mauro Zani pensa che invecchiando serva più radicalità».
Non ci credo.
«Ma caspita! Vede, Berlusconi avrà tanti difetti, dicono che è populista, ma ha un pregio enorme: lui le canta chiare. Ai suoi elettori dice quello che pensa. I Ds, invece - la autorizzo a scriverlo - di questi tempi non sono né carne né pesce».
Vorrebbe più coraggio sulle questioni civili?
«Certo! Bisogna essere meno timorosi o tremebondi. Sembra che non ci sia stata ancora la breccia di Porta Pia! È così difficile dire che Welby ha diritto a fare quel che vuole con la sua vita?».
Rimproveri a Fassino?
«Vede, dal punto di vista dell’impegno dà persino troppo, è una macchina da lavoro terrificante. Però non solo lui, ma tutti i dirigenti, dovrebbero osare di più, mostrare una visione del mondo».
Esempio?
«Siamo sull’orlo di un conflitto di civiltà, e ce la caviamo con le belle parole? Oppure: l’obiettivo sono gli Stati Uniti d’Europa? E lui dice che - cito esattamente - “bisogna creare l’alfabeto del multilateralismo”... Che cos’è? Non si può essere più ambiziosi? Serve un obiettivo, ci fermiamo al metodo».
Lei è più vicino a Caldarola-Angius che al Correntone, come mai?
«Dal punto di vista dei contenuti mi sento in sintonia anche con Mussi... Ma al contrario di lui penso che il partito democratico si debba fare. Non così, però».
Quindi sceglierà la mozione «terzista».
«Lo so, la parola fa schifo. Ma sarei pronto a votare da solo, perché so una cosa».


Quale?
«Che Fassino vincerà. Ma che nulla andrà come dicono. Fra un anno e mezzo dovranno fare l’autocritica e spiegarci come si poteva pensare di iniziare con una falsa partenza e fare una cosa nuova, senza metterci dentro dei contenuti».

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