Partito del Nord ecco perché non funziona

Il voto referendario ha fatto dimenticare il voto europeo, il voto regionale, e soprattutto il voto delle elezioni politiche. Nell'aprile 2006, attorno alla leadership liberale e critica della sinistra, sino a usare la parola «comunisti», costruita da Silvio Berlusconi, si è raccolto un consenso nazionale al nord, al centro e al sud. Nel voto referendario, la differenza tra nord e sud si è manifestata in modo significativo. La ragione è che l'impostazione di Berlusconi si rifaceva al riferimento alla libertà: non solo al rigetto dello Stato fiscale e dell'invadenza della mano pubblica, dell'assistenzialismo diffuso, ma all'affermazione della libertà come idea globale. Ciò che ha unito l'elettorato di Aprile 2006 è stata la comprensione che la sinistra significava l'impotenza e il regresso e che la via del Paese consisteva nello scegliere una strada diversa. E comportava la fine dell'egemonia culturale, politica e sociale che la sinistra ancora manteneva, come eredità della prima Repubblica.
Nel referendum invece l'elettorato nazionale ha percepito la riforma complessiva della Costituzione, così ampia e articolata, come una semplice abdicazione della coalizione innanzi alla Lega Nord, il prezzo per farla passare dall'indipendentismo all'interesse nazionale. Meraviglia che dopo questi due risultati si pensi ancora a un partito del nord o addirittura ad un partito lombardo con a capo Formigoni, come se un cattolico liberale potesse aderire alle tesi libertarie che vedono nel separatismo del nord la speranza di realizzazione della loro ideologia, cruda e astratta come quella marxista, il suo semplice rovesciamento.
In Spagna è stato possibile che la Catalogna venisse riconosciuta come nazione da uno statuto della regione promosso e votato da un partito, il Psoe, di origini andaluse e radicato nella Spagna meridionale. Ma la Spagna è altra storia: il regno di Aragón fu un grande Stato, persino un impero mediterraneo, ebbe un vigore fondato dal suo ampio territorio che le Repubbliche marinare italiane non ebbero mai. E Euzkadi, il popolo basco, ha una lingua diversa dalla lingua reale, la lingua spagnola, ha una lunga storia, ha persino sconfitto il paladino Orlando a Roncisvalle.
Nessuna regione italiana ha tale memoria alle spalle, espressa da lingue diverse. E per arrivare a questa realizzazione della «Spagna plurale», come la chiama Zapatero, ci è voluto il terrorismo. Certamente il terrorismo basco, protagonista della crisi del franchismo, ma, alle origini, anche quello catalano, il Gal. Vi è un nesso tra il riconoscimento dello Stato di nazione alla Catalogna e alla decisione del terrorismo basco, dell'Eta, di porre fine, in linea di principio, alla sua attività terroristica, da tempo in silenzio e ridotta alla taglia imposta agli industriali baschi. Non si rompe una unità nazionale statale, come era quella spagnola, senza la violenza. Non è un caso che la Lega Nord sia un partito non violento che si è espresso solo in gesti simbolici, il maggiore dei quali uno sventolio della bandiera della Repubblica di San Marco sul campanile di Venezia. Un partito del nord, se nascesse, non potrebbe essere non violento, dovrebbe avere almeno un braccio violento. È in questo senso che Bossi ha indicato la possibilità di vie alternative alla democrazia. La via della democrazia consiste nel dare forma a un partito liberale e moderato nazionale, avverso al regime soffice e allo statalismo invadente che la sinistra vuole imporre al Paese. Per questo è importante che anche il popolo della Lega Nord comprenda che la libertà civile, economica e sociale è una causa che si difende sul piano nazionale e che questo comporta il permanere nella Casa delle libertà. La causa del nord non è separata dalla causa della libertà nel suo insieme in tutta la nazione.

Nel mondo globalizzato solo la massa critica di una nazione come l'Italia fa potenza per tutte le sue parti, per tutte le sue regioni. Il federalismo è l'alternativa alla frammentazione ed è una soluzione nazionale. La congiunzione tra la storia leghista e il pensiero libertario sarebbe pericolosa per tutti.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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