Passa dalla sinistra alla Lega. E vince

«AZZO» Già sindaco della rossa Mogliano con l’Unione, fa il bis. «Giuste le primarie, ma poi mi hanno tradito»

Passa dalla sinistra alla Lega. E vince

nostro inviato a Mogliano Veneto (Tv)

Questo è il racconto di un «colpo Gobbo». Scritto così, con la G maiuscola, perché a idearlo è stato quel Giampaolo Gobbo sindaco di Treviso e peso massimo in termini fisici, ma soprattutto politici, della Lega in terra veneta. A metterlo in pratica, ci hanno pensato poi gli elettori, i cittadini di Mogliano. Punendo in un colpo solo, nell’urna, tanto la miope seppur comprensibile permalosità del Pdl, quanto la presunzione del Pd di poter perpetuare all’infinito la propria rendita di posizione. Sì, perché questo è anche il racconto di un evento storico, ovvero di com’è ingloriosamente capitolato uno degli ultimi baluardi della sinistra in Veneto.
Tutto comincia nel 2006 con un lungagnone moro, Giovanni Azzolini, goliardicamente «Azzo» per gli amici, classe ’72, sorriso contagioso, straordinaria somiglianza con il Joe Stecchino di Roberto Benigni e un’idiosincrasia dichiarata per le tessere di partito che va di pari passo con la passionaccia per la politica. Almeno per quella fatta come Dio comanda, ovvero come dice lui. «All’epoca mi era piaciuta l’idea dell’Unione di sperimentare le primarie aprendole a tutti - racconta -. Io e i miei amici, che già avevamo una nostra lista civica, i “Giovani per Mogliano”, ci siamo candidati».
E va a finire che vincono. Lui batte tutti, baroni del centrosinistra compresi, come il segretario regionale diessino Cesare De Piccoli e il coordinatore veneto della Margherita, Diego Bottacin. Si candida al Comune, lo eleggono sindaco, ma poi... «Poi non dura neanche un anno», prosegue. Sarà per il suo eccesso di spirito indipendente, sarà per quelle che si chiamano invidie, sta di fatto che i cari colleghi del centrosinistra, tirandosi dietro l’opposizione - «ma almeno quelli facevano il loro mestiere» - si dimettono in blocco paralizzando l’amministrazione. Si va così al commissariamento, pigro scivolo di ordinaria amministrazione per arrivare d’inerzia fino alla vigilia delle amministrative di quest’anno.
Ed è qui che si insinua fulmineo Gobbo, mani come badili, ma naso politico finissimo. Fiuta il colpo, avvicina Azzolini, gli fa la corte e lo coopta, mettendo i compagni di strada del Pdl di fronte al fatto compiuto: la Lega e la lista «Giovani» correranno per il Comune, chi vuole si accodi. «È questo che non ci è piaciuto - spiega l’onorevole Fabio Gava del Pdl - quell'ultimativo “o mangi questa minestra, oppure...”, qualcosa che non va bene tra alleati. E abbiamo deciso di correre da soli». Alle europee fanno il pieno, ma per il municipio non passano nemmeno al ballottaggio.
Il resto è storia dell’altro giorno. Azzolini, che sulla home page del suo sito - quasi un’imprecazione quel «azzosindaco.it» - fa il verso a Obama con lo slogan «Yes! Week-end» e posa con una vecchia ramazza di saggina per simboleggiare le sue future intenzioni, nelle urne strapazza il centrosinistra con un inequivocabile 61,82% contro il 38,18% di Roberto Zago, suo ex compagno di giunta.
Ma ora promette, parola sua con il Giornale, che terrà uno spazio aperto in giunta anche per gli azzurri, debito di riconoscenza per l’appoggio ricevuto al ballottaggio.
«La verità è che Azzolini, e lo conosco da anni, è un cavallo di razza, uno sempre sui generis, molto easy e assolutamente popolare. Uno insomma con le palle», dice di lui il ministro Luca Zaia, tra i più convinti sostenitori dell’operazione condotta con successo da Gobbo insieme con il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro. «Se in questa campagna mi sono speso così tanto per lui e per Francesca Zaccariotto, neopresidente alla Provincia di Venezia, prendendo parte a 120 incontri elettorali, non è certo un caso.

È perché se il capoluogo lagunare era il simbolo della sinistra in regione, Mogliano ne era l’avamposto, direi più l’ernia, l’estrusione in terra trevigiana. Parola di uno di qui, di un trevigiano, di un veneto - rivendica orgoglioso il ministro -. Di uno di quelli che si scrive Lega Nord, trattino, Liga Veneta».

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