In passerella gli italiani conquistano anche l’eleganza francese

Non dite alla Wintour del nostro scontento che sono sempre più numerosi gli stilisti italiani in passerella a Parigi. Oltre al magico quartetto composto da Stefano Pilati per Yves Saint Laurent, Riccardo Tisci per Givenchy, Antonio Marras per Kenzo, Piccioli e Chiuri per Valentino, abbiamo una serie di talenti vecchi e nuovi legati all’Italia che arricchiscono la fashion week parigina.
L’altra sera ha sfilato Rochas, storico marchio francese disegnato da Marco Zanini, un ragazzone di quasi due metri che ha lavorato prima nell’ufficio stile di Dolce & Gabbana, poi in quello di Versace e quindi in America dove ha disegnato un’unica bellissima collezione per Halston. Dopo questa disavventura il nostro eroe è stato chiamato a disegnare Rochas dall’imprenditore Franco Penè, nume tutelare dei giovani designer. Oggi, invece, Rodolfo Paglialunga, presenterà la sua seconda collezione per Vionnet, magica maison parigina rilevata dopo molte vicissitudini da Matteo Marzotto e da Gianni Castiglioni. I due amici per rilanciare la griffe hanno chiamato questo designer marchigiano quarantatrenne, per 4 anni assistente di Romeo Gigli e poi per 13 braccio destro di Miuccia Prada. Sempre oggi e sempre a Parigi, torna in scena il grande Romeo Gigli con una collezione battezzata XII XII XLIX (la sua data di nascita scritta in latino) prodotta da Fuzzi S.p.a., l’azienda riminese che produce la maglieria di Jean Paul Gaultier. Parlando di Rimini viene in mente Bruno Frisoni, il bravissimo direttore creativo di Roger Vivier, nato in Francia da una famiglia di origini riminesi, per cui si può dire che sia italiano come del resto la «première dame». E a Carla Bruni è dedicata la splendida borsa Miss Viv che domina la lista dei best seller di Roger Vivier e che presto verrà venduta cedendo parte del ricavato alla Fondazione Bruni-Sarkozy che sostiene il programma Petite enfance della Croce Rossa Francese. Il tour benefico comincerà il 18 marzo da Milano, la città che Wintour e soci vogliono cancellare come capitale internazionale della moda.
Pare che siano in corso riunioni di fuoco tra gli addetti ai lavori giustamente preoccupati per quel che è successo durante la nostra fashion week. Certo fa un po’ specie pensare che ad arricchire il calendario francese siano tanti italiani tra cui la famiglia Maramotti che presenta la collezione atelier per la riapertura del megastore Max Mara di Avenue Montaigne.

Sarebbe bello se qualcuno tra i nostri imprenditori trovasse il coraggio di rispondere alla Wintour come il compianto Paolo Tarabini di Blumarine: «Se la signora pensa che in Italia non ci siano stilisti e marchi abbastanza interessanti, evito di fare pubblicità sul suo giornale e con i soldi che risparmio, mi rifaccio i cerchioni della Ferrari».

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