Passi verso la vetta L’ascesa di Corona e l’ascesi di De Luca

Potremmo chiamarle «montagne di carta» quelle che vanno accumulandosi in questo 2005. Sapevamo che una preziosa collezione di ex libris e di cartoline che coprono un periodo che va dal 1880 al 1960, la «Rapisarda», era in attesa di accasarsi. Lo segnalammo all’inizio dell’anno ed ora è ufficiale: la collezione si è divisa in due ma è stata acquisita. In Valchiavenna, al museo di Campodolcino, le cartoline, comprese quelle di Carducci che dal 1888 al 1905 trascorse le vacanze a Madesimo; alla Biblioteca Civica di Torino è andata invece la parte che riguarda gli ex libris di montagna e di alpinismo.
Quanto ai libri, siamo già in piena atmosfera da strenne natalizie. Mentre la montagna si guarda allo specchio, o meglio, riflette su sé stessa, con il libro di Tomatis che ha aperto un interessante dibattito di carattere filosofico cui hanno contribuito persino Massimo Cacciari e l’attuale presidente del Club alpino italiano Annibale Salsa - un ottimo presidente, intraprendente ma ancora arroccato su un dualismo a nostro avviso anacronistico fra sacro e profano, approccio mistico e approccio sportivo quando invece la vita, sempre e comunque, impasta insieme l’anima e la carne - altri titoli fanno capolino sugli scaffali delle librerie. Ma procediamo per gradi, anzi, per quote. Cominciamo dal fondovalle, con Mauro Corona, il più stravagante personaggio del mondo alpinistico-montanaro italiano che ha pubblicato L’ombra del bastone (Mondadori), un romanzo che ci rivela un tratto stilistico e una dote inediti nel Corona che abbiamo imparato a conoscere finora. Decisamente più «carnale» che altrove, l’autore di Erto (Pordenone) mescola qui forme gergali a un italiano provvidenzialmente sporcato dalla vita, come succede sempre in montagna, raccontando la storia di Raggio e di Zino, di Maddalena Mora e di Neve.
Saliamo un po’ e arriviamo all’alpinista austriaco, ora residente a Bologna, Kurt Diemberger del quale è uscito in questi giorni, corredato da un affascinante apparato fotografico, Passi verso l’ignoto - Dal K2 all'Amazzonia. Le avventure di uno dei più grandi alpinisti viventi (Corbaccio): il compendio di una storia alpinistica e umana trascorsa sulla cresta più pericolosa, quella fra la vita e la morte. Si legga, tanto per rendersi conto, il capitolo «Tragedia sul K2: l’estate nera» che Diemberger visse da protagonista perdendo, in quell’ormai lontano 1986, la compagna e tanti amici, rischiando lui stesso e tornando con qualche falange in meno. Insomma, segni che restano scolpiti come accettate sulla corteccia.
Un altro libro di quelli che fanno venire le vertigini è I solitari (Versante Sud) di Fabio Palma, uno dei più creativi alpinisti-scrittori italiani degli ultimi anni. Tutti gli uomini di questo libro sono protagonisti di solitarie estreme. Anche loro sono stati investiti da paure e dubbi, e dal primogenito dell’osare, che è l’imprevisto. L’autore ha raccolto le loro testimonianze e le ha accompagnate con introduzioni fuori schema. Ne risultano pagine che trasudano passione, un affresco di storia recente e un’apologia del rischio, documento fondamentale e raccolta di sensazioni, analisi tecnica e digressione introspettiva. Fra i solitari anche gli italiani Emilio Previtali e Manolo.
Infine, mentre si annuncia per i primi di novembre, un libro dello scrittore-climber Erri De Luca dedicato a una delle più forti alpiniste del mondo, l’italiana Nives Meroi, cui lo scrittore napoletano «presta la penna» (Sulla traccia di Nives, Mondadori), segnaliamo un titolo che non dà scampo al cuore. E siamo arrivati alle quote più alte, quelle in cui il confine fra terra e cielo si assottiglia e la vita svanisce. È dedicato a un giovane francese di Chamonix che volava con la tavola da snowboard, sempre veloce, sempre immemore, felice e incosciente come solo alla sua età si poteva essere. Era Marco Siffredi, scomparso a 23 anni in cima all’Everest nel 2002, tentando la discesa con lo snowboard del Couloir Hornbein. Quando il suo amico, la guida Antoine Besson, tenta di raggiungerlo, vede la sua traccia che si interrompe bruscamente. La traccia di Marco, così netta, così bella, come tutte quelle che ha disegnato, si perde a 8.

700 metri, in una distesa bianca in mezzo a un dedalo di barre rocciose. Il libro che ne racconta la vita, mostrandone il volto e il sorriso in tante fotografie a colori, è La traccia dell’angelo di Antoine Chandellier (Cda&Vivalda).

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