Pd, via al duello. Veltroni assicura: "Sono fuori"

I vertici del Pd celebrano i due anni del discorso del Lingotto. L'outsider Veltroni avverte: "O c’è la vocazione maggioritaria del Pd o non c’è il Pd". La Serracchiani: "No al partito degli ex". Ma un fulmine zittisce Chiamparino

Pd, via al duello. Veltroni assicura: "Sono fuori"

Roma - In attesa della presentazione della piattaforma programmatica di Dario Franceschini, e di sapere se ci sarà effettivamente un terzo candidato, proseguono i posizionamenti dei vari esponenti del Pd. Un maxi striscione appeso alla balconata del Teatro Capranica recita Bentornato Walter. Veltroni apprezza, ringrazia, ma ribadisce: "Io sono e resterò fuori, come avevo promesso".

Veltroni e il Pd "Noi abbiamo fatto un grande errore, e cioè accettare che quel risultato del 33% delle elezioni del 2008 fosse considerato una sconfitta", ha poi continuato Veltroni ammettendo, però, che il centrosinistra ha "perso la sfida per il governo del paese, ma partivamo dal 22%". "Quel giorno un italiano su tre aveva votato per noi - ha continuato - noi abbiamo ottenuto un risultato straordinario nel nord e abbiamo avviato il rinnovamento della classe dirigente al sud". Veltroni ha poi fatto sapere di non essere d’accordo con il 'nuovismo' a tutti i costi perché, "come tutti gli ismi, sono cose ideologiche". Ma non è nemmeno d’accordo "con chi dice 'basta al nuovismo', che poi significa 'difendiamo quello che c’era prima'".

In difesa della Serracchiani Veltroni difende Debora Serracchiani. L’ex segretario del Pd non risparmia un affettuoso rimbrotto alla neo europarlamentare per l’intervista di ieri a Repubblica ma aggiunge: "La attaccano perché non vogliono il nuovo, altro che polemiche sul nuovismo". "Sì, ha detto qualcosa che forse la prossima volta non dirà, forse spiegherà con più attenzione le ragioni per cui sostiene Franceschini. Ma in poche ore ieri si è scatenato un tiro a segno nei suoi confronti!". Continua Veltroni: "Ha detto una cosa che non doveva dire? Ma quante sono le persone che in questi mesi non dovevano dire e che per senso di responsabilità da parte mia non hanno avuto le risposte che meritavano?". Tutto questo, insiste, dimostra che "c’è il rifiuto del nuovo. 'Basta col nuovismo' ma la verità è che vogliono quello che c’era prima".

Serracchiani: "No al partito degli ex" "Ancora non riusciamo a smettere di guardare l’Italia dallo specchietto retrovisore»", ha detto l’eurodeputata Debora Serracchiani sottolineando che "il Pd ha bisogno anche di quelli che un passato non ce l’hanno". E ha aggiunto un invito: "Ora non dobbiamo più essere il partito degli ex, ma semplicemente i democratici". L’eurodeputata ha auspicato un "partito strutturato e territoriale, fatto di circoli e di base. Ma la base non è apparato. E chi sa capisce". Infine Serracchiani ha concluso: "Non spaventiamoci perché c’è il congresso e parliamo al paese, durante il congresso. Ne usciremo più forti e arriverà il Pd per davvero".

Le correnti del Pd Al fianco di Franceschini si è schierato l’ex segretario Ds, Piero Fassino: "Franceschini vuole scommettere sull’innovazione in ogni campo, non nuovismo mediatico dell’ultima ora. Per questo non basta proporre quello che si è fatto fin qui, serve coraggio". Quanto a Sergio Chiamparino, Fassino osserva: "La candidatura di Chiamparino sarebbe stata autorevole, forte, ma c’era il rischio di un logoramento e di una non comprensione da parte dell’opinione pubblica torinese". Il sindaco di Torino, che ha scelto di non scendere in campo come terzo sfidante, tiene invece a precisare "non faccio parte di nessuna delle due squadre in campo. Il mio unico impegno attivo nel partito adesso è a livello locale, per la piattaforma attorno all’attuale segretario regionale. L’anno prossimo abbiamo le regionali e più si è uniti meglio è". I 'quarantenni' del Lingotto non sciolgono la riserva su una loro possibile candidatura, ma non rinunciano all’idea di scendere in campo: Giuseppe Civati, il giovane dirigente del Pd lombardo conferma di stare "lavorando alla terza soluzione. E questa terza soluzione ci sarà". 

Un fulmine "zittisce" Chiamparino Colpa di un fulmine e salta il sistema audio al Capranica.

'Vittima' Sergio Chiamparino, che ha da poco preso la parola all’iniziativa promossa da Walter Veltroni a due anni dal Lingotto quando, a causa di un violento acquazzone che si è scatenato su Roma, un fulmine provoca il cortocircuito del sistema audio all’interno del teatro. Il sindaco di Torino, sul palco, si ritrova così 'senza voce' e scherza con la platea: "Cercherò di intrattenervi lo stesso".

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