Il Pd fa la sua parte per l’Italia: oggi scende in piazza con la Cgil

Dopo gli appelli alla responsabilità Bersani si schiera: "Certo che ci saremo". Da Fioroni a Marini, da Boccia alla Bindi: molti i mal di pancia nel partito. Bonanni: "E' una scelta che può dare il colpo di grazia all'economia"

Il Pd fa la sua parte per l’Italia: oggi scende in piazza con la Cgil

Roma - Per quella che ricorderemo come una delle estati più difficili della storia italiana, il Pd si è autodefinito «forza responsabile». Poi, appena c’è odore di autunno caldo, il più grande partito dell’opposizione mette in soffitta assieme ai costumi da bagno e alle pinne il senso di responsabilità e finisce per appoggiare lo sciopero di oggi della Cgil, rendendosi complice di un gesto che, a manovra ancora in discussione, coi mercati che soffrono e gli speculatori pronti a fregarsi le mani, rischia di aggravare ulteriormente la crisi economica e il clima attorno a chi sta cercando di porvi rimedio.
Il segretario democratico Pierluigi Bersani ha confermato ieri la sua adesione al corteo di oggi a Roma: «Certo che ci sarò - risponde al quesito dei giornalisti - ci saremo con tutti quelli che criticano questa manovra, comprendiamo bene le ragioni dello sciopero». Il passaggio dalla prima persona singolare alla prima persona plurale è tanto repentino quanto sintomatico dei percorsi mentali di un segretario che, inabile a ogni leadership, cerca il colpo di mano, forzando le incertezze e gli scrupoli di un partito che, su questa questione, ha cambiato la sua ragione sociale, giustificando la sigla Pd come Partito dei Dubbi. Ancora ieri in tanti all’interno dell’ex Bottegone si dicevano contrari allo sciopero di oggi. Alcuni parlano, ma l’impressione è che molti si tengano il mal di pancia in silenzio, al massimo con il conforto di un anti acido. Tra coloro che invece mettono in piazza il loro disagio c’è il deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei, convinto che «il ricorso alla piazza non serve e divide i sindacati». «La manovra - spiega Farinone - è inefficace, ma le prese di posizione della Cgil che indice uno sciopero sono inadeguate», taglia corto. «Condivido molte delle critiche che la Cgil muove alla manovra, ma mi domando se lo strumento dello sciopero produca davvero i risultati a cui punta», esita Luigi Bobba, parlamentare dell’ala cattolica del Pd. Ambigua Rosy Bindi: «Domani (oggi, ndr) saremo con la Cgil, come siamo stati alle manifestazioni di Cisl e Uil, non perché aderiamo allo sciopero, ma perché condividiamo molti dei motivi per i quali protestano e scendono in piazza». Molto più chiaro Marco Follini, senatore del Pd: «Rispetto la protesta della Cgil, ma non condivido lo sciopero. Continuo a pensare che chi allinea la bandiera del Pd dietro le bandiere della Cgil non fa un buon servizio, né al Pd né alla Cgil».
Una corrente interna al Pd, quella degli anti sciopero, che vanta esponenti illustri che da settimane sulla questione sono saliti sull’Aventino. «Uno sciopero generale non è certo il modo migliore per aiutare a far crescere un Paese che non cresce», ha detto il deputato Beppe Fioroni. «Lo sciopero mi lascia perplesso. Non c’è dubbio che siamo di fronte a scelte pesanti del governo. Ma queste scelte richiedono strumenti efficaci per contrastarle, dunque richiedono strumenti unitari», è la convinzione di Stefano Fassina, coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera. «Il tema è non trasformare nessuna legittima e sacrosanta rivendicazione del mondo del lavoro in manifesto politico. La Cgil va rispettata ma non fiancheggiata acriticamente», l’analisi spietata di Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera. «Vergogna, non si indice uno sciopero in piena recessione!», il grido accorato del senatore Franco Marini, peraltro ex sindacalista. Per non parlare di Massimo Cacciari, spirito critico del Pd, da cui è uscito disgustato, e che anche stavolta non ha fatto mancare il suo biasimo a Bersani e soci: «Lo sciopero del 6 settembre a Roma lo trovo una colossale fesseria, un’anomalia tutta italiana. Questo doveva essere il momento delle proposte e non della rottura sindacale. E invece si organizza una sciopero unilaterale. C’è poco da stare allegri», ha detto in un’intervista al nostro giornale pochi giorni fa.
Alla fine, la Cgil appare piuttosto isolata, con l’appoggio dimezzato del Pd e gli altri sindacati, Cisl e Uil, molto lontani. Il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, lo ribadisce in un’intervista ad A: «Capisco la protesta, la denuncia, la mobilitazione. Ma lo sciopero generale no.

Noi non possiamo condividere una scelta che indebolisce ulteriormente il Paese. Non vogliamo dare il colpo di grazia a un’Italia già così malandata». E la Cgil «sembra solo esaltarsi convocando scioperi. Ne farebbero uno a settimana, magari uno al giorno».

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