Pena dimezzata al pirata della strada La madre di Flaminia: «Non è giustizia»

IL RICORSO L’associazione familiari vittime della strada ha incaricato un legale di fare istanza al procuratore generale

Un passo indietro per la giustizia, una sentenza ingiusta. Così è stata considerata la decisione della prima sezione della Corte di assise di appello, che ieri ha dimezzato la pena inflitta a Stefano Lucidi, che il 22 maggio del 2008 investì e uccise in via Nomentana Alessio Giuliani e la sua fidanzata Flaminia Giordani, mentre viaggiavano su uno scooter. L’accusa è stata derubricata, non più omicidio volontario ma colposo, e la condanna è passata da 10 a 5 anni, mentre il fascicolo processuale è stato trasmesso al pm che dovrà ora valutare l’ulteriore contestazione di omissione di soccorso.
La decisione dei giudici è stata accolta con sdegno e sgomento dai parenti dei due giovani, che subito dopo la tragedia avevano chiesto giustizia, non vendetta. «Poteva essere l’inizio di un nuovo percorso di giustizia, oggi smentito clamorosamente - commenta sconsolata Teresa Chironi, la madre di Flaminia, che ieri per due volte ha abbandonato l’aula durante la discussione, per lo sconforto -. Era un messaggio di correttezza e dignità umana quello che ci aspettavamo. La situazione era alla portata di tutti; tutti ci avevano creduto all’imputazione di omicidio volontario. Ma com’è possibile che oggi i giudici si siano presi la responsabilità di trasferire al popolo italiano un messaggio di non credibilità?». Più duro il padre della vittima: «Mia figlia non me la ridà nessuno, dopo questa sentenza, non mi sento più italiano»
«Purtroppo ha prevalso una visione conservatrice del diritto rispetto a una corretta valutazione di un fenomeno sociale, che non può ridursi a rango di una semplice imprudenza, ma che comporta settemila morti all’anno nelle strade», sottolinea amareggiato l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale delle due famiglie delle vittime. Il collega Franco Coppi, difensore di Lucidi, parla invece di scelta «corretta ed equilibrata». «Auspicavamo una decisione di questo tenore - aggiunge Coppi -. I giudici hanno emesso la loro sentenza contestando l’omicidio colposo con colpa cosciente e l’aggravante della previsione dell’evento. Giustamente, a nostro avviso, il reato è stato bilanciato dalle attenuanti generiche».
E Lucidi, ieri, per un soffio ha mancato l’incontro con un altro pirata della strada, Fredierich Vernarelli, sotto processo per aver investito e ucciso due turiste irlandesi sul Lungotevere. Si trovava lì per una «coincidenza giudiziaria» e voleva «salutare Stefano», avendo condiviso per un periodo la medesima cella a Regina Coeli. Ma l’amico era già stato portato via.
La sentenza di secondo grado è stata criticata anche dal primo cittadino. «Pur nel rispetto dell’autonomia della magistratura non possiamo non esprimere insoddisfazione - sottolinea Gianni Alemanno -. Derubricare questo reato significa avallare l’idea che un guidatore possa mettersi al volante in stato di ubriachezza e di profonda alterazione, senza assumersi responsabilità oggettive sulle conseguenze di questo comportamento».

«Comprendo l’amarezza dei genitori dei due ragazzi e assicuro loro - prosegue il sindaco - la piena collaborazione del Comune di Roma con gli avvocati di parte civile nel ricorso in Cassazione».
L’Associazione familiari e vittime della strada, infine, ha incaricato l’avvocato Gianmarco Cesari di fare istanza immediata al procuratore generale affinché impugni la sentenza davanti alla Corte di Cassazione.

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