Pericoli Generali

Il sollievo per la fine della vicenda della Bnl è giustificato. Nei mesi precedenti l'esito francese, la regia del presidente della banca, Luigi Abete, era stata mediocre: incapace di essere punto di riferimento di un azionariato spaccato a metà tra la cordata guidata dagli spagnoli e quella di Francesco Caltagirone, poi involtolata in polemiche politiche (Margherita contro Ds), non in grado d'indicare soluzioni, che infatti sono state assunte senza un suo ruolo. D'altra parte, delle avventure dell'opa Unipol con tanto di telefonate fassiniane «abbiamo una banca», si è già parlato a lungo.
L'arrivo dei francesi di Bnp-Paribas, in questo senso, va bene accolto: i clienti della banca romana senza dubbio avranno a che fare con un istituto più efficiente di quello abetiano. Nuova concorrenza, più in generale, farà bene all'efficienza del nostro un po' malandato sistema del credito. In particolare, poi, si deve essere assai soddisfatti che la regia finale dell'operazione sia stata di Mediobanca, la nostra migliore merchant bank, che le lotte di potere di questi anni non sono riuscite a rovinare.
Detto questo, sono evidenti i problemi di un insediamento nel cuore del nostro sistema di una grande banca francese. Già con la cessione del controllo di Nextra da Intesa a Crédit Agricole si era trasferita la gestione di asset finanziari dall'Italia alla Francia. Ora altre funzioni decisionali verranno inglobate da Parigi con l'operazione Bnl. Niente da recriminare se le nostre imprese riuscissero a loro volta a penetrare Oltralpe. Luca Cordero di Montezemolo ha detto che non c'è da preoccuparsi purché sia garantita la reciprocità delle aperture negli altri Paesi dell'Unione. Ma il presidente della Confindustria sa che questa reciprocità non è affatto garantita dallo Stato francese che non solo difende la nazionalità di champagne, yogurt e acciaio, ma ha sempre brigato, come si ricordano bene Carlo De Benedetti e quelli delle Generali traditi allora dagli Agnelli, per evitare presenze straniere nel proprio sistema finanziario.
D'altra parte, dopo la guerra a Giulio Tremonti perché voleva limitare i poteri di Antonio Fazio e quella a Fazio perché aveva troppi poteri, entrambe svolte per lo più dalle stesse persone, con l'ineffabile Montezemolo in testa, è evidente che l'Italia sia in difficoltà e dunque debba accettare la soluzione Bnp. Anche senza reciprocità. Questo, però, possibilmente, non andrebbe fatto a occhi chiusi. Bnp significa anche Axa, che controlla la banca francese ed è una delle tre grandi assicurazioni europee con Allianz e Generali. È noto poi, come in Generali, via Mediobanca, conti un gruppo di finanzieri francesi di grande qualità, con alla testa il presidente della società triestina, Antoine Bernheim: tutti molto amici di Bnp. L'idea che in campo assicurativo si debba andare a grandi alleanze transfrontaliere, non è affatto da scartare. Ricordandosi però che la società delle Generali è una delle tre o quattro multinazionali italiane che danno ancora un po' di fibra non solo all'economia ma anche alla società nazionale. Sarebbe indispensabile che una partita su questo terreno fosse condotta consapevolmente. Certo, le speranze che si proceda così non sono molte.

I cosiddetti grandi imprenditori sono magari ottimi industriali del Made in Italy, ma quando si occupano di finanza tendono a essere più attenti a interessi immediati e giochetti di potere che a costruire realtà nazionali competitive nel mondo.

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