PERICOLO ISLAM «Europa, svegliati»

Parla Bruce Bawer, autore di un saggio molto duro contro il sonno dell’Occidente

Lo hanno chiamato di volta in volta «anti-comunista», «razzista anti-islamico», «neo-con», «classical liberal» o «reazionario» a seconda delle sue prese di posizione su temi vari di scottante attualità. Ma lui, Bruce Bawer, delle etichette se ne infischia («Non ero io che cambiavo idea, erano i “label” che cambiavano di significato. Ma si sa, le voci libere e indipendenti non sono gradite al sistema»). Di fatto il suo libro While Europe Slept. How radical Islam is destroing the West from Within (editore Broadway Books) - per ora non ancora tradotto in italiano - ha suscitato un vespaio ma anche molti consensi. Certo è che il suo grido «Sveglia Europa, o sarà troppo tardi» non lascia indifferenti comunque la si pensi.
Lei accusa l’Europa di dormire mentre sta per essere distrutta dall’Islam radicale.
«È una questione urgente che non viene affrontata come si dovrebbe. La politica, i media e le istituzioni europee non vogliono che la gente pensi, che prenda coscienza di quanto sta accadendo, ossia che il fondamentalismo islamico è diffuso ovunque, che detta legge, che impone gli aspetti più anti-democratici della sua cultura ed è sempre più pericoloso. C'è chi ha capito quello che sta succedendo, ma sono voci isolate, fuori dal coro, che non incidono sullo stato delle cose. Certo, negli ultimi tempi anche l’opinione pubblica è più consapevole, ma preferisce chiudere gli occhi e voltare la testa dall’altra parte sperando che le cose cambino da sole».
Adesso io faccio l’avvocato del diavolo e le pongo alcune questioni. La prima: domenica scorsa, al Palasharp di Milano, il Dalai Lama ha dichiarato che è sbagliato demonizzare un intero popolo. Quindi ha sollecitato il dialogo inter-religioso, in particolare con i musulmani...
«Non ho sentito il discorso del Dalai Lama. Io non critico i singoli che saranno anche le più brave persone del mondo. Reagisco a quello che vedo in Europa e più in generale in Occidente; vedo un’Europa laica e democratica che non vuole affrontare le proprie politiche di immigrazione e di integrazione rivelandosi sempre più fragile. Non possiamo far finta di niente».
A che cosa allude?
«Ieri erano le bombe di Madrid, gli assassini di Theo Van Gogh e di Pym Fortuin. Oggi sono i video e le foto dell’iraniana Sooreh Hera, ritirate in quanto offensive nei confronti di Maometto. Non bastano queste lezioni per capire? Quando ho letto quest’ultima notizia ero proprio ad Amsterdam. Mi ha stupito che esistano ancora degli artisti coraggiosi che non hanno rinunciato alla libertà di espressione».
Adesso le pongo un’altra questione: il recente caso a Vienna della «Turkish Delight», la scultura dell’artista Olaf Metzel che rappresenta una donna velata ma che sotto è nuda, ha suscitato le ire dei musulmani. Non è l’ennesima provocazione inutile?
«Al contrario. È l’ennesima dimostrazione che non c’è più libertà di espressione. Ripeto, il diffuso sistema di laissez-faire rende le politiche di integrazione europee sempre più instabili per non dire fallimentari».
Pugno di ferro?
«Il punto è proprio questo. Se non si interviene con delle politiche lungimiranti e concrete, se la mainstream dei politici europei non prende posizione, il rischio è di avere dei leader fascisti che si fronteggeranno con dei musulmani fascisti. Non mi sembra una bella prospettiva».
Che cosa vuol dire in concreto «prendere posizione»?
«La generosità, la tolleranza e lo spirito di accoglienza è stata ripagata con il disprezzo dei musulmani verso l’Occidente e i suoi valori. Pensiamo alla questione delle vignette. La Danimarca ha saputo gestire bene la questione non rilasciando scuse ufficiali. La Norvegia invece si è piegata a fare le sue scuse rivelando così la sua debolezza. È un comportamento sbagliato».
Lei è favorevole all’entrata della Turchia nella Ue?
«Se entrasse ora sarebbe una catastrofe, in futuro si vedrà. La Turchia di oggi non è soltanto Istanbul, bensì un coacervo di realtà non sempre compatibili con i nostri valori».


Cosa pensa di Obama for president?
«Premetto che sono molto favorevole a un presidente di colore, uomo o donna che sia, in Usa. Detto questo su Obama sospendo il giudizio, devo capire meglio i suoi programmi e la direzione che vuole prendere».

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