Un malore improvviso è costato la vita a Gherardo Guidi, 84 anni, patron della mitica Capannina di Forte dei Marmi, che aveva rilevato nel 1982 riportandola in auge sull'onda del successo del film Sapore di mare (di Carlo Vanzina). La bravura di Guidi, che già aveva gestito alcuni locali in Toscana, fu quella di portare al Forte il meglio della musica a livello internazionale e dello spettacolo. Nelle serate più importanti, non solo d'estate ma, per esempio, anche nei veglioni di Capodanno, non c'era big che non passasse dai suoi locali. Alcuni nomi: Grace Jones e Gloria Gaynor, Ray Charles, Paul Young, Mina, Gianni Morandi, Patty Pravo, Gino Paoli e tanti altri ancora. E non c'era vip che non bazzicasse la Capannina: dagli Agnelli ai Barilla ai Moratti, solo per citarne alcuni.
Nel 2017 scrisse una autobiografia ("Così ho sedotto la notte. I segreti della Capannina") raccontando mille aneddoti gustosi delle sue serate. Tutto era iniziato nel 1960, quando a soli venti anni Guidi si trovò a gestire un locale notturno in provincia di Pisa, la Sirenetta di Castelfranco di Sotto. Da lì tante altre sfide e diversi locali da lanciare: i Tigli e il Regine a Firenze, lo Sporting club a Bologna, il Carillon a Viareggio, la Bussola di Focette e per ultima la Capannina. Guidi era capace di gestire un locale portandolo al centro della ribalta e trasformandolo in un "mito" dove tutti, almeno una volta, sognavano di poter andare almeno una volta.
Nella sua lunga carriera Guidi si cimentò anche come produttore cinematografico e organizzatore di eventi musicali per la Rai. Fu proprio alla Bussola, ad esempio, che si formò la generazione di "Vernice fresca" (poi "Aria Fresca"), il programma condotto da Carlo Conti, con Giorgio Panariello e molti altri comici toscani che in pochi anni finirono catapultati sugli schermi della Rai.
Tantissimi i vip del mondo dello spettacolo che si erano esibiti nei locali di Guidi, ma a lui restava un cruccio: "Non sono mai riuscito ad avere Ella Fiztgerald, ci furono trattative ma la signora era malata e non se ne fece nulla. Negli anni 80 andai a Parigi: volevo Yves Montand, ma non riuscii a scritturarlo". Due giganti che non era riuscito a coinvolgere. Ma con tantissimi altri ce l'aveva fatta, rendendo le serate della Capannina (e della Bussola) davvero indimenticabili per chi aveva avuto la fortuna di esserci.
"Se il paradiso fosse un locale notturno, sarebbe lui ora ad averne le chiavi. E a spegnere le luci quando la musica è finita e gli amici se ne vanno", ha scritto il giornalista Gigi Paoli sulla propria bacheca Facebook. "C'è stato un tempo, e probabilmente ci sarà sempre a prescindere da questi anni cafoni, che il nome di Gherardo Guidi era sinonimo del bel vivere, del bel vestire, del sapere accogliere, di un 'way of life' semplice ma perfetto. Dove tutto era al suo posto, come doveva essere.
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