"Rapimento digitale": cosa succede al figlio dei Ferragnez

Da anni esiste un profilo Instagram del figlio dei Ferragnez, Leone, senza che la famiglia ufficialmente ne sapesse nulla: quali sono i rischi e perché si parla di "rapimento digitale"

"Rapimento digitale": cosa succede al figlio dei Ferragnez
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È già influencer alla tenera età di 6 anni (tra pochi giorni) senza saperlo: è la curiosa (fino a un certo punto) storia di Leone Lucia Ferragni, primogenito dei Ferragnez nato il 19 marzo 2018 che conta ben 101mila follower su Instagram su una pagina che porta il suo nome. Il bambino, ovviamente, non ne può sapere nulla ma a quanto pare neanche i genitori che adesso si trovano nell'occhio del ciclone per svariati motivi. "Non risulta ne siano a conoscenza", afferma lo staff della madre al Messaggero.

Il pensiero della psicologa

Il mistero è presto risolto: si tratta della pagina ufficiale creata dai fan nel luglio 2021 che, sebbene non venga aggiornata dal 19 novembre 2022 a livello di post, conta tantissime interazioni, tutte molto recenti. Nonostante sia minorenne, così come la sorella Vittoria Lucia, sono migliaia le foto che li ritraggono da soli o con i genitori e per di più senza volto pixellato, come dovrebbe accadere per legge.

Ma cosa intende l'esperta quando parla di rapimento digitale? "Avviene quando il materiale fotografico del minore è utilizzato per creare una nuova identità con dati anagrafici e false informazioni. Il soggetto viene inserito in un nuovo contesto, prende una nuova vita virtuale tramite falsi profili, giochi di ruolo. Spesso avviene anche per vantaggi economici e pedo pornografia. Questo è il rapimento digitale ed è un rischio altissimo", racconta. Anche in questo caso, la "colpa diretta" è della famiglia, soprattutto la madre, che da sempre pubblica una marea di post e storie con i figli con i fan che si sono sentiti autorizzati a rubare tantissime foto e aprire questa fanpage.

Quali rischi

Lo "shareting" è la condivisione continua, molte volte in maniera ossessivo-compulsiva da parte della famiglia che posta qualsiasi tipo di contenuti per mostrare i figli e "raccontarli": la psicoterapeuta spiega che dall'album privato di famiglia siano passati "alla condivisione postata, organizzata, fedele, progressiva. Dalle prime ecografie accompagna la crescita nelle diverse sue fasi di sviluppo". Il piccolo Leone non ha alcuna colpa: la famiglia dovrebbe chiedere, secondo l'esperta, se può pubblicare o meno una foto, un video o una storia. "Perché il protagonista della storia non può diventare comparsa. Va comunque tutelala l’immagine e rispettata la privacy dei più piccoli. Dai 5 anni i bambini hanno già una idea ben precisa su ciò che a loro piace. Non bisogna sostituirsi all’identità del figli", sottolinea la Sannini.

Il tema legato alla raccolta fondi

Non passa inosservato neanche un altro particolare non da poco: sulla bio c'è un link che riporta a una pagina web di Gofoundme che risale a quando i Ferragnez aprirono una raccolta fondi in favore dell'ospedale San Raffaele di Milano durante l'emergenza Coronavirus: la cifra raccolta sfiora i cinque milioni di euro anche se le donazioni risultano ormai disattivate. Nonostante questo, però, sul profilo del figlio Leone esiste ancora quel link. Sicuramente, durante l'emergenza Covid è stato un espediente per aumentare i ricavi ma il "giallo" è che Chiara Ferragni e Fedez, ufficialmente, non ne sapessero nulla come dichiarato all'inizio.

Ma com'è possibile che i fan siano riusciti a creare un profilo di un bambino di neanche sei anni? La policy di Instagram vieta che possa essere creata una pagina se non si hanno almeno 13 anni, Leone adesso ne ha meno della metà. Purtroppo, però, con le giuste accortezze si si può creare il profilo di un maggiorenne e poi cambiarne il contenuto.

Gli sviluppatori sono già al corrente di situazioni come queste e a lavoro per sviluppare "nuove tecnologie di intelligenza artificiale e apprendimento automatico che possano aiutarci a garantire la sicurezza degli adolescenti e ad applicare nuove funzioni appropriate per l'età".

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