Pesano litigi e proteste Dopo la fuga dalle urne la Lombardia è più rossa

(...)Senza trascurare la circostanza non casuale che, nelle ultime settimane, procure e redazioni dei giornali sembravano interessati quasi solo alle vicende della Lega e del Pdl.
Ma ci sono un paio di considerazioni di carattere generale che emergono prepotentemente da queste elezioni amministrative. La prima: ovunque la percentuale dei votanti si è ancora abbassata, com’era ampiamente previsto, restando appena di poco sopra il 60%. Ma se l'astensione è stata alta dappertutto, con incrementi che spesso si avvicinano al 10%, in Lombardia, dove tradizionalmente i cittadini sono sempre andati a votare più che altrove, il calo dei votanti rispetto alle precedenti amministrative è molto più forte. A Legnano supera il 10 per cento, a Monza, è intorno al 14%, dove la sinistra sembra aver carpito la maggioranza col suo candidato Roberto Scanagatti, quasi doppiando il candidato del Pdl Andrea Mandelli (nella foto), anche se tutto è possibile al ballottaggio se la Lega e alcune liste civiche decidessero di appoggiare Mandelli. Giacché non v'è dubbio che il divorzio fra Pdl e Lega e la proliferazione di liste civiche dell'area moderata hanno fortemente danneggiato il centrodestra nel primo turno. Ma proprio questa infestazione di liste civiche (caso limite a Como, dove sono 11, su un totale di 24 liste per 16 candidati: risultato ritardi enormi nello spoglio) è un'altra caratteristica del voto lombardo, una manifestazione del disorientamento e del sentimento di protesta e rivolta dell'elettore, che così cerca di confezionarsi una lista e un candidato su misura.
Ma la manifestazione più forte e radicale di questo stato d'animo - e questa è la seconda considerazione - è il clamoroso successo del movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Un successo pure atteso ma che in tutto il Nord, e in particolare nella nostra regione, assume dimensioni assolutamente aldilà di ogni previsione: oltre il 15% a Legnano, intorno al 12% a Monza, l'11% a Sesto - sì, perfino nella leninista Sesto - tanto per fare qualche esempio. In Lombardia, dunque, la protesta contro i partiti così come sono (e non contro la politica, è una cosa diversa) si manifesta in queste due forme, più vistose che altrove e che per di più si sommano: l'astensionismo e il grillismo, danneggiando più il centro destra che il centrosinistra, proprio a causa di quella maggiore libertà di coscienza dell'elettore moderato che dicevamo.
Difficile, per tutto ciò, non dare un valore politico, nel senso più ampio, anche a queste votazioni. Ne terranno conto i partiti? O continueranno a gingillarsi con riformine e aggiustamenti, riflessioni e rinvii, dando l'impressione così di voler cambiare nulla.

Ma se è vero che tutti i grandi cambiamenti politici e sociali del Paese sono nati in Lombardia, ora i ceti dirigenti di questa nostra regione non può sottrarsi a questa responsabilità storica di tentare di cambiare la politica. Altrimenti lo faranno, a modo loro, i vari Grillo di turno.

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