Cinque milioni di italiani hanno alti tassi di colesterolo, ma appena sei malati su dieci si curano e poco più della metà porta a termine la terapia con successo. È quanto rivela un'indagine Gfk-Eurisko condotta su un campione di circa 14mila persone, un migliaio di medici di medicina generale e 150 diabetologi. Dati che sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma e discussi nel corso del Congresso nazionale sulle malattie cardiovascolari organizzato dalla Società italiana di terapia clinica e sperimentale appena conclusosi a Napoli. «Sconvolge vedere come con troppa superficialità - spiega il professor Alberico Luigi Catapano, presidente della Sitecs - i pazienti si accostino alla malattia. Gran parte degli intervistati ammette di non conoscere i valori d'allerta dell'Ldl nel sangue, il cosiddetto colesterolo cattivo, la quasi totalità (l'81 per cento) di coloro che non ne soffrono, poi neppure conosce i proprio valori di riferimento. Questo significa che stiamo molto indietro nella percezione del rischio e della gravità del male. Non è un caso che nel campione di riferimento siano stati inseriti i medici; occorre infatti capire che cosa non funzioni alla base della macchina della sensibilizzazione del paziente alla prevenzione e alla cura, e lì intervenire». L'80 per cento degli ipercolesterolemici è ad alto rischio cardiovascolare soprattutto se si aggiungono fattori quali obesità, diabete, ipertensione, problemi cardiaci, fumo. Non tutti (il 35 per cento) sono trattati con i farmaci; a quasi tutti viene prescritta una dieta alimentare, ma ben l'80 per cento confessa di non seguirla. «Eppure - afferma il professor Massimo Chiariello co-presidente della Sitecs, direttore della cattedra di cardiologia all'università di Napoli - le cure esistono e sono efficaci. L'utilizzo di statine e inibitori dell'assorbimento del colesterolo in combinazione tra loro, per esempio dà ottimi risultati. Non solo evita la somministrazione di alte dosi di un unico farmaco, ma ne elimina ogni effetto collaterale, aiutando a non interrompere la terapia». Ma i pazienti sono indisciplinati. In media dimenticano di assumere il farmaco due volte la settimana. Stanno male, ma non si mettono a dieta.
Il colesterolo, allora, diviene una "mina" vagante, anticamera di ictus e infarto. «È difficile - aggiunge Alessandro Filippi, della Società italiana di medicina generale - prescrivere cure e farmaci da prendere per tutta la vita a pazienti che a fatica si considerano malati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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