Più facile curare l’osteoporosi

Ora è possibile dimezzare le fratture mediante una sola infusione endovenosa annuale di un nuovo bisfosfonato

Buone notizie, finalmente, sull’osteoporosi. Basterà un’infusione endovenosa annuale per ridurre notevolmente l’incidenza di tutti i tipi di fratture ossee. La notizia arriva da uno studio internazionale condotto per tre anni su 7.700 donne e pubblicato nei giorni scorsi sul New England Journal of Medicine.
Ne parliamo col professor Silvano Adami, cattedratico di reumatologia nell’Università di Verona e coordinatore per l’Italia di questo importante trial. Dice: «Abbiamo studiato 400 donne con osteoporosi in fase avanzata che avevano già subito almeno una frattura vertebrale. La loro età minima era di 65 anni, la massima di 88. Le abbiamo trovate particolarmente pronte alla nuova terapia, che - col suo ritmo molto tranquillo - non imponeva sforzi di memoria. Il preparato impiegato nello studio, l’acido zoledronico 5mg, appartiene alla classe dei bisfosfonati; ma è la prima volta che vi si ricorre con cadenza annuale. Questo rivoluzionario dosaggio impedisce - ed è un grande vantaggio - di interrompere la terapia».
Il professor Adami ha già illustrato i risultati di questo studio (chiamato Pivotal fracture trial) a un congresso internazionale, tenutosi la settimana scorsa a Copenaghen, e al congresso nazionale di reumatologia, svoltosi nei giorni scorsi a Catania. Ora li riassume per noi: «Possiamo documentare risultati davvero incoraggianti. Le fratture vertebrali sono diminuite del 70 per cento e le fratture all’anca, che sono le più sensibili, del 45-50 per cento. La forza di questi risultati e l’ampiezza dello studio ci dicono che dobbiamo guardare al futuro con ottimismo». Attualmente l’acido zoledronico è l’unico bisfosfonato in monosomministrazione annuale che si può impiegare per il trattamento dell’osteoporosi.
Questa malattia, purtroppo sottovalutata dalle donne (che potrebbero scoprirla e curarla efficacemente già nella fase post-menopausale) è provocata da una progressiva riduzione della massa ossea e da un conseguente aumento del rischio di fratture. Nel mondo ne soffrono più di 150 milioni di donne. Le fratture più frequenti riguardano il polso e le vertebre.

Le più gravi spezzano l’anca, provocando prima l’immobilità e più tardi (in almeno dieci casi su cento) la morte. Il costante invecchiamento della popolazione moltiplica i casi di osteoporosi che hanno un alto costo socio-sanitario.

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