«Più libera di mia madre, ma la parità ancora non c’è»

]Crede che oggi le donne sui progetti di vita, quelli a cui fa riferimento lo spettacolo, cioè la famiglia, la maternità, il lavoro siano più libere rispetto alle loro madri?
«Complessivamente penso di essere più libera di mia madre e di mia nonna. Oggi siamo molto avanti con la parità normativa ma c’è un grosso scarto con quella sociale che presenta ancora pesanti discriminazioni basate sul genere, con un chiaro riferimento alla maternità, e basate sulle differenze retributive a parità di carriera. In più ci sono molte questioni irrisolte: il precariato, il lavoro nero e la difficile conciliazione del lavoro fuori e dentro casa».
Perché pochi uomini, sembra solo il 3%, utilizzano il congedo parentale?
«La legge 53 del 2000 è poco utilizzata dai papà per tre motivi: perché è poco conosciuta, per un retaggio culturale di resistenza nelle mentalità e per il rischio boomerang cioè la paura di dover scontare la derisione dei colleghi o, soprattutto, di subire un rallentamento nella carriera».
Secondo lei le donne sono più precarie degli uomini nel mondo del lavoro?
«Il mercato del lavoro si è modificato molto e c’è un'offerta sempre più precaria per le donne in ogni settore».


Nel nostro welfare c’è ancora molto da fare?
«L’aspetto normativo è completo, il problema è attuare la normativa di parità. E soprattutto è essenziale creare un welfare che metta al centro le persone e che non consideri la maternità un fatto privato ma sociale».

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