Piano nomadi, dalle parole ai fatti

Scatterà tra quindici giorni la fase operativa del piano nomadi. Finalmente gli accampamenti rom troveranno una collocazione e un’immagine dignitosa nel territorio della capitale.
Dopo anni di proclami e impegni mancati da parte delle giunte di sinistra che hanno governato la città, il 1 giugno il sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Giuseppe Pecoraro, con l’avallo del ministro dell’Interno Roberto Maroni, metteranno mano all’organizzazione. Lo hanno annunciato ieri, dopo l’incontro che ha sancito la conclusione della fase progettuale. Ora si passa all’azione, come ha sottolineato il prefetto a margine della cerimonia a Palazzo Valentini per il conferimento delle onorificenze al merito della Repubblica.
«Inizialmente sistemeremo i campi esistenti, li metteremo a norma e, dove possibile, li amplieremo - ha dichiarato Pecoraro -. Una volta acquisita la consistenza degli ampliamenti, decideremo se e dove realizzare nuove aree. Gli eventuali nuovi accampamenti sorgeranno nei municipi che non li hanno». Così il territorio cittadino sarà uniforme dal punto di vista dell’accoglienza. La piaga Casilino 900, poi, verrà definitivamente sanata e la più grossa baraccopoli europea scomparirà per sempre.
«Il problema non è che i romani possano essere o non xenofobi, perché non lo sono affatto - ha sottolineato Alemanno - ma che già esistono periferie che spesso sono un pezzo di terzo mondo, con problemi immensi. Caricando questi problemi con altri, derivanti da flussi migratori incontrollati, creiamo delle bombe sociali». «È stata proprio la retorica buonista - ha continuato - a produrre a Roma situazioni assolutamente fuori controllo e dignità, come il Casilino 900, che stiamo chiudendo in questi mesi e che è un luogo totalmente abbandonato, carico di spazzatura, condizioni invivibili, la cui immagine è diventata una specie di vergogna d’Italia. Io sono stato il primo sindaco di Roma che è andato al Casilino ’900 e ci ha messo l’acqua e la luce».
Lodovico Todini, della Commissione sicurezza del Comune, sottolinea che il primo cittadino ha ragione quando sostiene che sono necessari interventi decisi, volti a favorire la coesione sociale e il miglioramento delle infrastrutture. «Se non si interviene seguendo questa linea di principio, si rischia di dar vita solo a una mera espansione urbanistica, senza considerare i giusti fattori sociali - ha spiegato Todini -. Non farlo rischierebbe, dunque, di trasformare le metropoli in megalopoli prima e in necropoli poi». Marco Di Cosimo, presidente della commissione urbanistica del Campidoglio, è convinto che l’opposizione non si sia resa conto in questi anni di come ha amministrato la città: «È evidente che quando il sindaco parla di Terzo mondo in riferimento alle periferie, lo fa accennando allo stato dei servizi pubblici di queste aree, riferendosi alle carenze registrate in termini di urbanizzazione primaria, come l’assenza di acqua corrente ed energia elettrica». «Se questi sono i meriti che vuole arrogarsi il centrosinistra dopo decenni di amministrazione del territorio - ha aggiunto il consigliere del Pdl - ciò significa, probabilmente, che non ha compreso complessità, gravità e vastità del disastro lasciato in eredità.

La giunta Alemanno sta affrontando con decisione il problema, e proprio in questa ottica, nei prossimi giorni sarà sottoposta al voto la delibera per le opere a scomputo, con le quali si doteranno le periferie dei servizi necessari». Un provvedimento che risolverebbe una situazione ferma da tre anni, che l’attuale amministrazione, invece, è stata in grado di portare al voto nel giro di pochi mesi dal suo insediamento.

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