Piazza Duomo una passeggiata sul «chi va là»

Sole alto. Quello delle quattro del pomeriggio che in piazza Duomo non ti dà tregua se non sotto le volte della Galleria. E infatti sono quasi tutti là sotto quelli che la domenica decidono di farsi un giro in centro. Papà e mamme che cercano di non perdersi i figli, fidanzatini avvinghiati, bulli che fanno le «vasche», pittori che ti schizzano un ritratto per una decina di euro, venditori di giochini made in China, storpi che chiedono l’elemosina, balordi con la faccia da borseggiatori, artisti che recitano da statue, sudamericani un po’ alticci, ambulanti, clochard e turisti. Non è proprio uno «struscio». Si cammina e ci si urta ma non è questo che mette ansia. È domenica pomeriggio, sei nel centro di Milano che più centro non si può, c’è gente, ci sono vigili, una camionetta dell’esercito e anche una macchina della polizia. Quindi non c’è pericolo. Però ti si avvicina il tipo che insiste per venderti uno yo-yo giallo e non si allontana neppure minacci di trattarlo male. Ti ferma un ragazzo dell’est che vuole soldi perché non ha lavoro e ti tira per un braccio se cerchi di allontanarti. Un disagio che ti fa passeggiare stando sul «chi va là». Incontri facce aggressive nascoste da enormi occhiali da sole. Gente che non ti cede il passo anche se ti vede in difficoltà perché sei anziano o perché magari hai una bimba che è scivolata e sta per cadere. Hai sempre la sensazione che se urti qualcuno per sbaglio quello delle tue scuse non sa che farsene e ti manda al diavolo. O è pronto ad alzare le mani. Piazza Duomo è una piazza culturalmente degradata. Non c’entrano la sicurezza, gli arredi, la pulizia.

È un atteggiamento: dallo «sbraco» sulle gradinate del sagrato ai «cocci» di chi beve e lascia le bottiglie per terra. Poco può il sindaco in questi casi: servirebbe un’ordinanza che obblighi tutti a essere più educati.

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