Buenos Aires - Dopo annunci e smentite è arrivata la conferma dalla sorella Mariangela. "Lunedì è morto mio fratello, Giovanni Ventura. Neanche ora lo lasciano tranquillo, eppure se n’erano dimenticati tutti. Purtroppo è vero: Giovanni si è spento dopo la malattia che lo aveva minato nel fisico, da quattro anni appena sessantenne, costringendolo in sedia a rotelle". Ma chi è Giovanni Ventura? Non è solo il proprietario di uno dei ristoranti più alla moda di Buenos Aires, il Filò. E' uno dei protagonisti della stagione più nera della democrazia italiana. La strategia della tensione e gli attentati "a macchia di leopardo".
Piazza Fontana Giovanni Ventura era stato condannato all’ergastolo in primo grado a Catanzaro il 23 febbraio 1979 a conclusione del primo processo per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Con lui erano stati condannati Franco Freda e Guido Giannettini. Il 12 agosto 1979 Ventura venne arrestato a Buenos Aires mentre Franco Freda in Costa Rica. Prima era stato ritenuto responsabile di una lunga serie di bombe sui treni. Il 20 marzo del 1981 la Corte d’assise d’appello di Catanzaro assolverà per insufficienza di prove i neofascisti e la Cassazione il 10 giugno del 1982 annullerà la sentenza con rinvio del processo a Bari. Il primo agosto del 1985 la Corte d’assise d’appello di Bari assolverà tutti gli imputati per insufficienza di prove.
L'ultima inchiesta Nell’ultima inchiesta sulla strage di Piazza Fontana il nome di Giovanni Ventura era ritornato alla ribalta insieme a quello di Freda. Per entrambi, se non fossero già stati giudicati in via definitiva sarebbe scattato il rinvio a giudizio. Nella sentenza di assoluzione dei neofascisti veneti (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Carlo Digilio, Giancarlo Rognoni e Stefano Tringali) i giudici hanno scritto che sicuramente Giovanni Ventura e Franco Freda hanno partecipato all’organizzazione della strage, mai i due appunto non potevano più essere processati.
La malattia Quattro anni fa Ventura è stato colpito da una distrofia muscolare progressiva, malattia che, da oltre due anni, gli ha impedito di raggiungere, come faceva tutti i giorni fin da quando lo aveva aperto, oltre 16 anni fa, il ristorante, situato nel centro di Buenos Aires e da lui così battezzato in ricordo dei Filò, termine delle riunioni serali della tradizione veneta.
Per anni, prima di essere colpito dalla malattia, ha fatto vita tra casa e ristorante, dove rimaneva molte ore, occupandosi del personale e della cucina, intrattenendosi allo stesso tempo ai tavoli con i conoscenti di Buenos Aires e con qualche vecchio amico proveniente dall’Italia. Mai una parola, però, sul suo passato di editore e di militante neofascista. Silenzio assoluto anche sulle trame nere e sulla strage di piazza Fontana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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