La piazza rossa imbavaglia Formigoni

Piazza Duomo celebra il 25 Aprile tentando di zittire Roberto Formigoni. Urla e fischi, insulti e sputi contro il governatore perché, vagheggiano, sono i «proprietari» della manifestazione. Sì, il 25 Aprile è roba loro, proprietà privata. Ma al presidente della Regione Lombardia la solita sinistra non fa paura: «Nessuna contestazione mi intimorisce, ho fatto il ’68» confida e per sei, sette minuti con la voce sovrasta i pasdaran dell’odio, i nostalgici dell’intolleranza. È un intervento asciutto, un contributo perché «il 25 Aprile non sia più di una parte sola» e perché «la festa della liberazione è la festa della libertà ritrovata, che deve essere riconosciuta a ogni persona». Nessuno dal palco tenta di impedire l’aggressione della piazza, mentre Formigoni invita a essere «accanitamente uniti nel difendere il diritto di ciascuno di pensare, costruire e agire socialmente secondo le proprie convinzioni».
Anche quando scende dal palco continua la contestazione contro chi vuole che «il 25 Aprile sia festa di tutti». Sul taccuino del cronista restano alcune note: «Via», «vergognati», «amico degli ebrei» e un virgolettato di Antonio Di Pietro, «non è il giorno del “volemose bene”. Sì, avete letto bene: «Non è il giorno del “volemose bene”. E la piazza lo dimostra nei fatti. Comportamenti che per Onorio Rosati, segretario della Cgil, sono «democrazia» - «Anche questa è democrazia. Questo è un Paese diviso» -, mentre Paolo Ferrero, segretario Prc, parla di «liberi fischi in libero Stato, non ci si può sorprendere del fatto che la Milano antifascista fischi il presidente Formigoni». Come dire: tutto secondo copione e con Filippo Penati, presidente della Provincia, a garantire di avere «assistito a una grande festa di popolo e come sempre Milano ha risposto alla grande». Parole pesanti come pietre anche se il Pd con Emanuele Fiano rimarca «l’abitudine della piazza a esprimersi in questo modo».
Poi, certo, c’è la solidarietà al presidente Roberto Formigoni: «Ha fatto bene ad andare a riaffermare che il 25 Aprile è la festa di tutti contro la violenza» (Stefano Maullu); «Una pessima dimostrazione di antidemocrazia e di inciviltà» (Riccardo De Corato); «Le contestazioni contro Formigoni sono state del tutto immotivate, segno che non è stata ancora digerita quella condizione di unità alla quale a parole ci si continua a richiamare» (Bruno Tabacci). Ma oltre alla solidarietà «al presidente Formigoni fatto oggetto di una inaccettabile contestazione» c’è pure chi ritiene fosse giusto «sconsigliare la partecipazione al corteo poiché non sono mancati i nostalgici dell’odio e dell’intolleranza» (Ignazio La Russa). Ma cronaca e commenti non sarebbero completi senza segnalare che, ieri, la piazza del 25 Aprile ha contestato pure Giovanni Terzi, assessore che portava il saluto del Comune di Milano: bordata di fischi e insulti pure quando salutava la «Milano liberata».

Unica nota non stonata è stata, dunque, ancora una volta la cerimonia al cimitero militare anglo-americano: in prima fila Guido Podestà, Giulio Gallera, Bruno Dapei, Fabrizio De Pasquale e il Pdl di Comune e Regione. Una corona di fiori, una preghiera e poi l’ennesima sceneggiata del 25 Aprile dell’inciviltà.

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