Pietradolce, un tesoro dal vulcano

L'Etna è la regione enologica della Sicilia da anni più all'avanguardia. I terreni vulcanici e sabbiosi, spesso prefilossera (ovvero non attaccati e non attaccabili dall'insetto che distrusse gran parte dei vigneti europei nei primi decenni del Novecento) e quindi molto antichi, le pronunciate escursioni termiche dànno vita a vini sapidi, minerali, di grande carattere anche se spesso non di spiccata longevità. Eppure spesso si ha l'impressione che dell'Etna enologico si parli più di quanto ci si riempia il bicchiere. La manifestazione Sicilia en Primeur, che si chiude oggi a Catania, ci ha fornito l'occasione per conoscere alcune cantine che meriterebbero di essere conosciute dal grande pubblico. Una di queste è Pietradolce, azienda di Solicchiata, frazione del comune di Castiglione di Sicilia, sul versante Nord del vulcano. Quindici ettari tutti tra i 700 e i 900 metri di altitudine, spezzettati tra vari appezzamenti di grande bellezza nelle contrade Rampante, Santo Spirito e Zottorinoto. I vitigni coltivati nei vigneti tutti ad alberello e tutti vendemmiati a mano, sono quelli classici del territorio. Tra i bianchi il Carricante, che come dice il nome «carica» il vino di corpo e aromi. E tra i bianchi l'aristocratico ma magro Nerello Mascalese e il più rustico e muscolare Nerello Cappuccio. I vini sono magnifici, anche se i prezzi sono sopra la media. L'Archineri Etna Bianco, da uve vendemmiate tardivamente, nell'annata 2016 ha una mineralità e una sapidità talmente pronunciate da sgomentare e affascinare. L'Archineri Etna Rosso, che fa 14 mesi di tonneau di rovere, è elegante e balsamico.

Il cru Vigna Barbagalli, il top aziendale, lo abbiamo assaggiato nell'annata 2013: grandioso, di una eleganza sottile e mai ostentata. Un vino prodotto in poche migliaia di bottiglie a circa 90 euro. Ma chi potesse, volesse e riuscisse a conquistarne una bottiglia avrebbe il vero Etna nel bicchiere.

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