Di Pietro: «Giusta lavata di testa» Anche i Ds si smarcano dal premier

Il presidente del Consiglio abbozza: «Dal Colle un richiamo ai valori profondi del Paese». Ma non nasconde l’irritazione

da Roma

«Un richiamo ai valori profondi di un Paese, cioè le regole dello stare insieme bene, perché il Paese stia bene insieme». Così il premier Romano Prodi definisce le parole del presidente Napolitano, sottolineandone il grande equilibrio e la grande profondità. Almeno subito dopo averle ascoltate durante la cerimonia al Quirinale. Ma è bastato allontanarsi, che nel pomeriggio iniziano le precisazioni e le agenzie battono parole attribuite a fonti di Palazzo Chigi: «I lunghi emendamenti di cui accusa Napolitano a proposito della Finanziaria riguardano anche tutte le Finanziarie della scorsa legislatura», replicano dal palazzo del governo, dimenticando comunque che stavolta l’emendamento era costituito da 1364 commi e nel passato tutt’al più da 700.
Per il resto parole di approvazione e condivisione del discorso del presidente arrivano più dal centrodestra che dalla sinistra. Per i Ds parla Cesare Salvi, che definisce quello di Napolitano «un grido di allarme lucido ed equilibrato, sia per quanto riguarda l’inquietante distacco tra politica e cittadini sia per il modo abnorme con il quale si sta votando la legge finanziaria». E se per Tonino Di Pietro dell’Idv si tratta «di una doccia fredda ma opportuna. Di una giusta lavata di testa», per Daniele Capezzone, radicale della Rosa nel Pugno, «è un monito contro il primitivismo muscolare che caratterizza la vita della politica ufficiale». Mentre Marina Sereni dei Ds condivide le accuse che fanno emergere «la necessità di nuove regole per il bilancio». Trovandosi d’accordo con Giorgio Jannone di Forza Italia, componente della Commissione Finanze alla Camera, che ribadisce la disponibile del suo partito a discutere di una ipotesi di riforma della Finanziaria.
Per il resto arrivano soprattutto dal centrodestra parole di apprezzamento nei confronti del capo dello Stato. Non solo Fabrizio Cicchitto di Fi che sostiene che le parole di Napolitano «registrano una situazione abnorme che caratterizza il comportamento del governo Prodi», ma anche Sandro Bondi che coglie soprattutto «l’invito a superare una contrapposizione ideologica distruttiva per approdare a un confronto sui contenuti fondato su un rispettoso riconoscimento reciproco». E Renato Schifani, capogruppo al Senato, si augura «che l’autorevolezza del messaggio possa presto sortire il suo effetto».
Secondo il coordinatore delle segreterie della Lega, Roberto Calderoli, si tratta di un discorso di «una gravità assoluta e rappresenta una condanna totale dell’azione di governo». Rafforza la posizione della Lega Roberto Cota che chiede a Napolitano di non firmare la Finanziaria.

Anche l’Udc attraverso Lorenzo Cesa apprezza «l’equilibrio del capo dello Stato». E le parole del presidente della Repubblica vengono condivise da un altro centrista, Marco Follini, che punta sulla necessità «di una riforma istituzionale per cambiare la Finanziaria».

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