Le pin-up azzurre beffano le pantere cubane

Francesco Rizzo

Sul comodino tiene «Un altro giro di giostra» di Tiziano Terzani, eletto a libro di una vita. E forse anche da quel titolo ha trovato ispirazione per ricominciare ad attaccar palloni, per lasciarsi alle spalle l'inattesa sconfitta nel debutto mondiale con la Serbia-Montenegro, per indicare alle sue compagne il cammino verso la seconda fase della rassegna in corso in Giappone. Vetrina per Francesca Piccinini, diva, modella, scrittrice ma, soprattutto, leonessa dell'Italvolley donne. Il fiammeggiante 3-1 a Cuba (25-27, 25-19, 25-21, 25-19), ottenuto ieri a Nagoya nel penultimo match del girone eliminatorio, spinge la azzurre alla seconda fase, lontane dai dubbi di qualche giorno fa e conferma come la 27enne schiacciatrice toscana sia il punto di riferimento delle campionesse in carica. Oggi (ore 10, diretta Rai Due) c'è il giovanissimo Egitto, che finora ha fatto notizia solo perché alcune ragazze giocano con lo chador. Poi, mirino sulle medaglie.
Cuba è storia del volley rosa, ha collezionato ori olimpici e mondiali, ci ha battuto 46 volte su 65 match, è una batteria di atlete d'ebano che non hanno paura di ruggire cattiverie sotto rete. Ma ieri le caraibiche hanno imposto la loro legge solo nel primo parziale, in realtà sciupato dalle azzurre: vantaggio di 24-22 gettato via, poi il muro salva le nostre avversarie dai loro troppi errori. L'Italia scarica e nervosa battuta dalla Serbia qui si sarebbe arenata, non questa, ormai ritrovatasi. E infatti prende il largo con autorità, soffrendo meno del temuto con l'ottima Guiggi al posto della Anzanello fra le centrali, Lo Bianco a dirigere l'orchestra, Cardullo a rimbalzare in difesa, Togut ad aggiungere 14 punti ai 20 della Piccinini (letale pure al servizio), e con la Rinieri decisa a far piangere la terra natale del marito Angel Dennis, martello di Macerata. Cuba cambia sestetti ma resta indietro, mentre nella Rainbow Hall di Nagoya cominciano a spuntare i tricolori e la Piccinini, sempre lei, mette le mani sui due palloni che chiudono il match.

«Abbiamo pensato a vincere dalla prima all'ultima palla», commenta proprio Francesca, stella di Bergamo dal 1999, «siamo state sempre concentrate e le provocazioni delle cubane, questa volta, non le abbiamo nemmeno sentite. Dal secondo set in poi ha funzionato a dovere il sistema muro-difesa. Stiamo lavorando bene, miglioriamo partita dopo partita». Il mondo è avvertito.

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