«Pisacane»: i genitori ricorrono al Tar

Non c’è pace per gli alunni della scuola Carlo Pisacane. L’istituto di Torpignattara, al centro di continue polemiche per l’eccessiva presenza di studenti stranieri, rischia di chiudere. Ieri mattina l’associazione «Progetto Diritti» ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro le circolari del ministero dell’Istruzione e dell’Ufficio scolastico regionale, che fissano il tetto massimo del 30 per cento di alunni stranieri nelle prime classi delle elementari, medie e superiori. L’onlus sostiene un gruppo di famiglie italiane e non, che hanno iscritto i figli in prima elementare per l’anno prossimo. Ma il loro diritto di scelta cozza contro le direttive datate 8 gennaio e 3 febbraio 2010.
«Quest’anno in base al numero di domande pervenute - spiegano i genitori - alla Pisacane sarà superata la fantomatica soglia del 30 per cento di bimbi stranieri. Questo vuol dire che la scuola rischia di chiudere in base all’applicazione di quelle circolari, che noi abbiamo invece impugnato».
Il 28 febbraio, termine ultimo per l’iscrizione in prima elementare, avevano fatto domanda 4 italiani e 27 bimbi nati in Italia da stranieri. «È assurdo - protesta Federico, romano di Roma, tra i pochi a segnare il figlio alla Pisacane - se applicheranno la circolare ministeriale dovrò portare mio figlio in un’altra scuola, quando io avevo scelto questa perché convinto del piano didattico».
Oggi le famiglie sono state convocate presso l’istituto Poli, per arrivare a una soluzione. «Ci consiglieranno sicuramente scuole alternative alla Pisacane - prosegue il papà - ma a noi non interessa. Ci dicano chiaramente che la loro intenzione è di chiudere la Pisacane».
Il ricorso al Tar si basa sulla violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione, del Testo unico sull’immigrazione e della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo. «Da parte nostra non c’è la richiesta di sospensiva delle circolari - spiega l’avvocato Arturo Salerni, che sta curando il ricorso - se però queste avranno effetti attuativi, porteremo avanti un’azione legale antidiscriminatoria e formuleremo una richiesta di sospensiva».
Protestano anche le famiglie non italiane sottolineando che i figli, i cosiddetti «stranieri», sono nati in Italia e il più delle volte non hanno mai visto il paese di origine dei genitori, ma sono cresciuti all’ombra dei palazzoni di Torpignattara. «I nostri bimbi sono cresciuti in questo quartiere - racconta una giovanissima mamma somala - del resto noi lavoriamo da vent’anni a Roma e paghiamo le tasse.

I nostri figli alla consegna dei premi cantano l’inno di Mameli, con la mano sul cuore, mentre con l’altra sventolano il tricolore, accanto ai compagni italiani. Perché allora vogliono a tutti i costi considerarli diversi?».

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