Pisapia rovina la festa ai cronisti democratici

Il sindaco di Milano critica la stampa: "False certe notizie". Poi tenta la retromarcia ma non evita l’ira del sindacato. Il piano di Pisapia: "Una decina di mini moschee"

Pisapia rovina la festa  ai cronisti democratici

Milano - «Siamo rimasti basiti...» che per chi non mastica i dialetti padani significa «ci siamo rimasti male...». E forse anche qualcosina in più. Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia rovina la festa celebrativa dei 100 anni al Gruppo cronisti lombardi con un j’accuse per le critiche, a suo dire, un po’ eccessive nei confronti dell’amministrazione. E i giornalisti «democratici» tornano sulla terra, strapazzati e cazziati dal democratico sindaco della sinistra illuminata. Proprio non se l’aspettavano. Non almeno da quel sindaco molto spesso «coccolato», intervistato, sponsorizzato e che a Palazzo Marino è arrivato con tanto di fanfara e sospinto dal vento nuovo che doveva spazzar via anni e anni di becerume delle giunte di destra.

Lo schiaffone arriva con i modi gentili a cui Pisapia ci ha abituato. Ma arriva: «È giusto e doveroso riportare le critiche su una macchina complessa come quella di Milano - attacca - ma vi esorto a una maggiore attenzione sulla verifica delle fonti. A volte nascono pettegolezzi e verità parziali, altre volte vengono annunciate iniziative del Comune non ancora decise o prese che risultano cose non vere». Senza giri di parole è un bell’invito a far meglio il proprio mestiere, un bel fendente che se fosse arrivato da destra avrebbe scatenato il solito finimondo di indignata retorica e che invece siccome vien menato da quella sinistra abitutata a volare alto e a dar lezioni lascia di stucco. «Basiti...», appunto.

«Roba che - commenta qualche collega a Palazzo Marino - se fosse stato il sindaco Moratti a dire queste cose sarebbe venuto giù il palazzo...». E invece non viene giù un bel niente.
Pisapia, qualche ora dopo, si accorge di aver forse esagerato un po’ e prova a correggere il tiro: «Mai messo in dubbio la libertà di stampa di cui sono da sempre uno strenuo difensore - fa sapere in un nota - i giornalisti hanno il diritto e il dovere di informare i cittadini, così come i cittadini devono essere informati. È necessario però informare in maniera corretta».

Cambia poco, è quasi un atto dovuto. E poi chi stabilisce cosa è corretto o no? Ci vorrebbe un censore o un arbitro. E anche gli arbitri molto spesso non ci prendono. Resta il fastidio di un’interferenza difficile da giustificare. Che non piace quasi a nessuno. Non a Giovanni Negri, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti: «Sono molto stupito dalle affermazioni del sindaco Pisapia sui cronisti. Un titolo forzato non cambia mai la sostanza di chi ha il dovere di informare i cittadini. Le critiche e le osservazioni scomode sono il sale del mestiere del giornalista.

E sono ancora più stupito se penso che il sindaco Pisapia è stato in prima linea a difendere la libertà di utilizzo delle intercettazioni a garanzia della libertà di stampa che oggi ha messo in dubbio».
Ma l’appunto con la matita rossa del «maestrino» sindaco non è piace neppure Guido Columba, presidente nazionale dell’Unci, l’Unione nazionale cronisti: «Rilevo che anche il sindaco di Milano Pisapia non si è sottratto allo sport preferito di tutti i primi cittadini, quello cioè di addossare ai cronisti tutte le loro difficoltà interne».

Benvenuti tra noi... Ma, per restare nel piccolo orto della politica milanese, va detto che la «picconata» di Pisapia non è andata giù neppure ai suoi alleati del Pd.

Carmela Rozza, che oltre ad essere il capogruppo è anche una donna saggia, commenta con un po’ d’imbarazzo: «I giornalisti hanno il diritto di scrivere ciò che credono, le critiche non piacciono a nessuno». Sindaci di destra o di sinistra non fa nessuna differenza.

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