Nel Paese delle coincidenze,c’è sempre una coincidenza che fa il suo botto a orologeria.
L’ultima è arrivata puntuale ieri, mentre, nelle edicole, Panorama fa bella mostra con la sua copertina dedicata ad un servizio esclusivo. Che svela, già lo abbiamo ampiamente anticipato su queste stesse colonne, come e qualmente Rinaldo Arpisella, l’uomo di fiducia (ora ex uomo di fiducia) di Emma Marcegaglia avesse, un anno fa, usato toni minacciosi nei confronti di un collega del settimanale, Giacomo Amadori, a proposito di un’inchiesta che questi stava svolgendo e in cui veniva chiamata in causa l’azienda della presidente di Confindustria. Amadori, evidentemente, si è sentito in dovere di scrivere questo pezzo (documentato peraltro dalle registrazioni delle telefonate avute con Arpisella) anche per dimostrare come il gran polverone, le polemiche e le accuse di dossieraggio sollevate dallo stesso Arpisella e dalla Marcegaglia contro il Giornale ,per l’oramai arcinota telefonata di cazzeggio del vicedirettore Porro, erano e restano leggermente fuori posto.
L’antefatto era doveroso, visto e considerato che l’ultima coincidenza è la seguente: un militare della Guardia di Finanza, l’appuntato Fabio Diani, in servizio a Pavia è stato arrestato e messo ai domiciliari su ordine della magistratura di Milano, per una serie di accessi, non autorizzati, agli archivi informatici delle Fiamme gialle. Il finanziere, secondo l’accusa,avrebbe fornito informazioni riservate a un giornalista su una serie di noti personaggi.
Indovinate chi è il giornalista che ha, o, meglio, avrebbe utilizzato sistematicamente queste informazioni uscite per vie irregolari? Giacomo Amadori. Quello stesso Giacomo Amadori che firma il pezzo-clou di Panorama di questa settimana. Guarda, a volte, i casi della vita. E guarda che lodevole efficienza a corrente alternata ( un anno dopo i fatti contestati e giusto nella settimana in cui Amadori è uscito con il suo scoop) nel correre a far pulizia e a punire con l’arresto il militare spifferatore quando le Procure, tutte le Procure d’Italia, somigliano a enormi forme di gruviera, dai cui buchi escono, da sempre, faldoni, verbali di interrogatori, e, naturalmente, anche intercettazioni, prim’ancora che gli intercettati lo sappiano.
Detto questo, secondo quanto emerge dall’inchiesta del Pm Elio Ramondini, e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, il finanziere avrebbe effettuato, nel periodo gennaio 2008- ottobre 2009,un migliaio di accessi all’anagrafe tributaria e a tutta una serie di banche dati della Guardia di Finanza.Per questo motivo all’appuntato, sposato e padre di due figli, che ha lavorato a lungo alla sala operativa, ma ora fa il piantone in caserma a Pavia, viene contestato, oltre al reato di accesso abusivo al sistema informatico (che prevede una pena tra i 3 e gli 8 anni di reclusione), in concorso con il giornalista del settimanale di Mondadori, anche l’aggravante di aver agito da pubblico ufficiale e di essere entrato nelle banche dati di apparati di interesse pubblico e militare. Fra i personaggi sui quali l’appuntato Fabio Diani avrebbe fornito notizie ad Amadori, figurano alcuni componenti della famiglia Agnelli, Gioacchino Genchi (già consulente in vari procedimenti penali alcuni dei quali diretti dall’ex Pm De Magistris) Antonio Di Pietro, Luigi De Magistris, il giudice Raimondo Mesiano, Beppe Grillo, Marco Travaglio e la escort Patrizia D’Addario.
Gli inquirenti avrebbero accertato che agli accessi abusivi, effettuati dal militare, corrispondeva, poco dopo, la pubblicazione di notizie da parte del giornalista, che si basavano proprio su informazioni riservate contenute nelle banche dati. Amadori, interpellato al telefono dall’agenzia Ansa si è limitato a un: «No comment», mentre il suo direttore, Giorgio Mulè, ha dichiarato: «Il nostro giornalista ha fatto solo il suo lavoro, come riconosciuto anche dal magistrato, nella massima trasparenza, per dovere nei confronti del collega e anche a scanso di equivoci e di chi si voglia mettere a pensare a dossieraggi o killeraggi. Ci tengo a sottolineare- ha precisato il direttore - che il collega ha usato le informazioni ricevute solo per scrivere gli articoli.
Erano dati utilizzabili e non, come si dice, sensibili o coperti da privacy. Amadori ha chiesto solo i dati delle dichiarazioni dei redditi che sono noti. Il Pm che ha poi allegato tutti gli articoli scritti in un paio di anni - ha concluso Mulè - osserva che le informazioni sono state utilizzate con l’unico fine di scriverli ».
Ma, nell’Italia delle coincidenze, dove il «pensiero unico» punta il dito solo contro i giornali e i giornalisti che non attaccano il premier, Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd, giudica quanto sarebbe accaduto «una notizia gravissima». Quindi abbiamo il diritto di preoccuparci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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