Polemica La «destra divina» che non piace alla destra

«I nemici non vorrei averli, non credo che il loro numero misuri l’onore, ma li ho». La frase compare a pag. 115 del Manifesto della destra divina di Camillo Langone (Vallecchi, pagg. 153, euro 12). Per forza. A quanti intellettuali il pensiero dello scrittore di Parma provoca, come minimo, l’orticaria? A tanti. Langone, autore fra l’altro di una caustica rubrica quotidiana sul Foglio, tiene con vigore inossidabile il punto delle argomentazioni clerico-reazionarie, tanto conservatrici da finire per risuonare come trombe dell’avanguardia. Sentite l’incipit del mordace volumetto: «C’è destra e destra. C’è la destra grattacielara di Roberto Formigoni e Letizia Moratti, la destra in Chanel di Stefania Prestigiacomo, la destra opportunista e nichilista di Gianfranco Fini».
Una destra che certe argomentazioni non vuole neanche sentirle. Alla sede romana della fondazione FareFuturo, serbatoio del pensiero di Gianfranco Fini, tace il direttore della rivista on line Filippo Rossi, declina l’invito a esprimersi il direttore scientifico Alessandro Campi, si sottrae il direttore editoriale Angelo Mellone, lui che almeno il libro ammette di possederlo, ma non di averlo letto.
Gaetano Cappelli è uno scrittore nato a Potenza, una città dove Langone è vissuto da piccolo. Una volta forse erano amici, poi hanno litigato. «La sua idea del mondo è pasoliniana», spiega Cappelli. «Ce l’ha con la modernità che corrompe l’antico, l’agreste, il paese e la campagna, che per lui sono sinonimi di purezza e sincerità. Peccato però che non conosca la qualità principe del cattolicesimo, che chiama “fratellanza”. Peccato che dalla fratellanza lui escluda buona parte dell’umanità».
Anche il poeta cattolico Davide Rondoni, pur lodato in quanto cantore del sacro presepe contro il pagano albero di Natale, prende le distanze: «Non mi riconosco in quella destra cattolica. E questo libro non so nemmeno se lo leggerò».
Per un laico di origini radicali come Massimo Teodori, oggi più moderato, autore del recente esplicito saggio Contro i clericali (Longanesi) «è sempre esistita una corrente antiliberale e reazionaria che va dal Joseph de Maistre della visione autoritaria del potere al collaboratore dei nazisti Charles Maurras dell’Action française. Sostenendo che il liberalismo, la democrazia e la laicità sono la sciagura dell’età moderna, questa corrente ha storicamente sempre rappresentato l’alimento culturale dei regimi autoritari, clericali e fascisti. La sua riproposizione oggi, dunque, mi pare che non riguardi il dibattito delle idee, e tantomeno delle idee politiche, quanto piuttosto il folclore provinciale che anche nelle versioni più brillanti non è per questo meno grottesco».
Chiosa Giordano Bruno Guerri: «Andare troppo a messa fa male.

Si diventa superstiziosi e si sottrae tempo allo studio e alla scrittura. Inoltre ci sono uomini pii che sviluppano una tendenza eccessiva a distribuire posti in Paradiso e all’Inferno. Però Langone è meglio che ci sia».
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