
“Sulla semplificazione si sono espressi tutti i partiti nelle loro intenzioni. Tuttavia, la democrazia si basa su un equilibrio di pesi e contrappesi, oltre che su un sistema di controlli. È necessario, invece, avere maggiore fiducia nelle iniziative capaci di liberare le migliori energie. L’Unione Europea si è impegnata a eliminare due leggi per ogni nuova normativa introdotta, contribuendo così a snellire la burocrazia. Questo rappresenta un buon punto di partenza. L’eccesso di controlli è spesso una conseguenza diretta dell’elevato numero di truffe e comportamenti illeciti, fenomeni che vanno contrastati con maggiore senso civico e impegno collettivo da parte dei cittadini. Occorre incentivare la libera iniziativa individuale togliendo più leggi possibili, garantendo al contempo un severo e veloce sistema sanzionatorio affinché chi sbaglia deve pagare. Infine, è fondamentale sottolineare che velocità e semplificazione sono direttamente proporzionali alla stabilità e alla pienezza dei poteri di chi governa. Maggiore compattezza significa maggiore chiarezza negli obiettivi da raggiungere e minore necessità di compromessi, spesso causa di ulteriori complicazioni anziché di semplificazioni”. Lo ha dichiarato Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia in commissione Trasporti, nel corso del Cnpr forum “Semplificare per crescere: l’Italia tra vincoli e opportunità”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Critiche al governo sono giunte da Emiliano Fenu, capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio: "Dobbiamo evitare gli errori commessi dal governo Meloni con il nuovo piano Transizione 5.0, che avrebbe dovuto sostituire la misura precedente consentendo alle imprese di maturare automaticamente crediti d’imposta per investimenti in innovazione e automazione, una soluzione di grande successo che, insieme ai bonus edilizi, ha contribuito in modo significativo alla crescita economica durante il periodo del Covid. L’esecutivo, invece, ha reso questo sistema molto più complesso, introducendo una serie di adempimenti preventivi e consuntivi che lo hanno reso poco attrattivo. Su 6,3 miliardi di risorse stanziate, sono stati utilizzati solo 500 milioni di euro, segnando un grave fallimento. Questo accade perché si è abbandonata la strada della semplificazione, un concetto spesso abusato da chi, nei fatti, opera in senso opposto. Anche le agevolazioni vengono rese più complesse e difficilmente accessibili ai cittadini. La burocrazia amministrativa resta un sistema farraginoso che, anziché ‘agevolare’, alimenta la corruzione e penalizza gli onesti, rendendo sempre più difficile l’accesso ai servizi essenziali".
Sulle contraddizioni nelle scelte politiche degli ultimi anni si è soffermato Andrea De Bertoldi, parlamentare della Lega in Commissione Finanze alla Camera: “Da anni si discute di semplificazione ma nel tradurre queste parole, infatti, accade sempre che si creano ulteriori problemi e complicazioni. Semplificare significa sgravare di oneri cittadini, imprese e professionisti. Penso al settore fiscale e a quello amministrativo. Se abbiamo introdotto, ad esempio, la fatturazione elettronica non dovrebbero servire più obblighi dichiarativi come la Lipe, le dichiarazioni trimestrali dell’Iva, le comunicazioni per l’imposta di soggiorno, dati già in possesso dell’Agenzia delle Entrate. In tema edilizio tante imprese sono andate all’estero perché in Italia ci vogliono mesi o anni per realizzare i capannoni; nel settore energetico per costituire una comunità energetica ci sono una miriade di impedimenti. Studi recenti evidenziano che l’IA potrebbe garantire a livello globale 60 milioni di posti di lavoro che potrebbero contribuire a un alleggerimento delle attività di tanti professionisti o imprese. "L’Ue ha ostacolato anche questo processo. In Italia, la PA è ingessata e appesantita da numerosi vincoli. È necessario perseguire una vera semplificazione nell’interesse di cittadini e imprese, affinché l’Italia possa restare tra i Paesi più competitivi e moderni”.
Per Marco Grimaldi, deputato Avs in Commissione Bilancio: “Il capitale umano è fondamentale per qualsiasi ipotesi di rinnovamento della pubblica amministrazione. Dopo le tante risorse arrivate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza serve nuova linfa che sia in grado che possa migliorare i processi. Un altro processo fondamentale è quello che riguarda le nuove tecnologie. Pensiamo solo a come sia cambiato il rapporto con i cittadini con l’ingresso della carta d’identità elettronica. Le tecnologie possono ridurre le distanze e favorire gli investimenti e la ripresa economica, ma bisogna assolutamente ridurre il digital divide che ancora è molto presente. In Italia c’è sicuramente un eccesso di burocrazia, troppe norme e regolamenti, che possono essere rese più veloci e comprensibili ai cittadini se accetteremo questo processo innovativo. Penso alla possibilità di fare dottorati nelle pubbliche amministrazioni. Lo si può fare investendo nella Pubblica Amministrazione, su salari adeguati per i giovani che consentano alle migliori risorse del Paese di restare in Italia. In parole povere dobbiamo rendere il Paese più attrattivo per i giovani”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Roma: “L’Unione Europea e la Banca d’Italia a più riprese hanno sottolineato come il processo di semplificazione normativa e burocratica sia una delle priorità per la crescita economica del nostro Paese. Da troppi anni, ormai, cittadini e imprese chiedono un’Italia più semplice con un rapporto tra fisco e contribuenti più agevole, con una sburocratizzazione di processi che rallentano l’iniziativa privata e con misure premiali per chi investe su innovazione e digitalizzazione. E’ tempo di passare dagli enunciati ai fatti”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Tutti i governi da Monti fino ad oggi hanno fatto almeno un decreto Semplificazioni. Qualcuno ne ha prodotti addirittura due. Quello che però non si è capito è: semplificazioni per chi? Perché gran parte di queste norme sono in realtà introduzioni di nuovi adempimenti e attività, utili alla pubblica amministrazione per eseguire meglio i controlli, per digitalizzare meglio, acquisire meglio dati. Non riguardano in alcun modo i cittadini. Ormai dispero che si possa davvero ottenere un’attività di semplificazione. L’ultima in materia tributaria ha soppresso il modello 770 e lo si è sostituito da una dichiarazione mensile delle ritenute, passando da 1 a 12. Così non andiamo affatto bene. Bisogna avere una programmazione comune su questo punto individuando ciascuno la propria visione del futuro.
Negare la transizione ecologica, quella digitale, significa rifiutare fenomeni che nessuno può governare. Si andrà inevitabilmente in questa direzione e bisogna far sì che questi passaggi vengano semplificati programmando un futuro davvero sostenibile”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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