
L’ennesima fuga di informazioni riservate che colpisce l'amministrazione americana guidata da Donald Trump coinvolge, letteralmente, la Casa Bianca. Stando infatti a quanto riportato dal Washington Post, “documenti sensibili”, incluse le planimetrie della residenza del presidente degli Stati Uniti, sono stati condivisi in modo improprio da funzionari governativi con migliaia di dipendenti federali.
I dati riservati sarebbero stati diffusi da dipendenti del governo appartenenti alla General Services Administration (Gsa), che tra le altre cose si occupa di fornire supporto amministrativo e tecnologico agli apparati federali, attraverso la maldestra condivisione di una cartella di Google Drive contenente le informazioni riservate: tutti gli oltre 11mila operatori al servizio della Gsa avrebbero potuto avere accesso a tale cartella.
La fuga di dati sarebbe cominciata nel 2021, durante il mandato di Joe Biden, e sarebbe proseguita anche nei primi mesi della nuova amministrazione repubblicana. L’incidente di sicurezza informatica ha portato la settimana scorsa alla stesura di un rapporto e ad un’indagine interna. Non poteva essere altrimenti se si considera che tra i 15 file condivisi compaiono piantine della Casa Bianca, dettagli su una porta blindata proposta per il centro visitatori e informazioni bancarie.
Secondo le indiscrezioni riportate, risulterebbe che un dipendente della Gsa avrebbe erroneamente modificato le impostazioni di Google Drive condividendo a marzo 2021 un “sondaggio sulla gestione dell’ambiente di sicurezza” relativo all’ala est della residenza presidenziale, che comprende gli uffici della first lady. Pochi mesi dopo, lo stesso operatore avrebbe condiviso informazioni simili sull’ala ovest della Casa Bianca, quella che include anche lo Studio Ovale, la Situation Room e la sala in cui si svolgono le conferenze stampa. A seguito del ritorno di Trump a Washington la condivisione erronea avrebbe interessato tre documenti.
Sebbene la maggior parte dei file siano etichettati come non classificati ma comunque riservati, il Washington Post sottolinea l’emergere di un modello di “gestione approssimativa” delle informazioni sensibili sia da parte di Biden che di Trump. Per Steven Aftergood, analista di policy in materia di sicurezza, se i documenti condivisi si limitano a descrivere planimetrie dell’edificio al 1600 di Pennsylvania Avenue non rappresentano materiale classificato ma se dovessero includere “strutture, passaggi o misure di sicurezza non rese note” potrebbero essere oggetto di classificazione in base ad un ordine esecutivo del 2009.
La falla nella sicurezza della Casa Bianca sarebbe stata scoperta una settimana fa dopo un controllo effettuato dall'Ufficio dell’ispettore generale della Gsa. Al momento né lo staff di Trump né l’ex presidente Biden hanno rilasciato commenti sulla vicenda.
La notizia della fuga di dati è stata pubblicata nella tarda serata di sabato dal quotidiano della capitale in contemporanea con la pubblicazione sul sito del New York Times di nuove indiscrezioni su un’altra fuga di informazioni che ancora una volta ha chiamato in causa il segretario alla Difesa Pete Hegseth: il capo del Pentagono avrebbe condiviso i dettagli di un attacco condotto a marzo contro gli Houthi in una chat su Signal – la seconda dunque dopo quella rivelata dal The Atlantic - che includeva sua moglie, suo fratello e il suo avvocato personale. Il presidente Usa ha difeso l'ex anchorman di Fox News sostenendo che è oggetto di "fake news" che sembrano messe in giro da "impiegati insoddisfatti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.