Sono volate affermazioni pesanti alla convention di Vox, quest'oggi a Madrid. Protagonisti della bagarre il presidente argentino e il premier spagnolo. Javier Milei ha, infatti, definito "corrotta" Begona Gomez, la moglie del premier Pedro Sanchez, che ha bollato come "gravissime" le parole di Milei. Il governo spagnolo, in risposta, ha richiamato per consultazioni "sine die" l'ambasciatrice in Argentina, María Jesús Alonso. Ad annunciarlo il ministro degli Esteri Josè Manuel Albares, dichiarando che la sortita del presidente argentino "non ha precedenti nella storia delle relazioni internazionali", pretendendo da Milei scuse ufficiali per il suo attacco. Se non ci saranno, la Spagna deciderà "misure adeguate" per difendere la sua "sovranità e dignità".
Tutto è cominciato quando, nel bel mezzo del suo intervento alla convention Europa Viva 24, Milei ha inizio a una personale filippica contro il sistema socialista. "Il socialismo porta alla povertà e alla morte, chiunque dica il contrario è un ignorante o un bugiardo". E ancora "Spetta a me mostrarvi la natura nefasta del socialismo, perché l'abbiamo sperimentato in prima persona" in Argentina ha aggiunto il leader, sottolineando che "ogni volta che il socialismo è stato tentato, non solo in Argentina ma in tutto il mondo, è stato un fallimento", in molte occasioni "imposto su mucchi e mucchi di cadaveri e nomi". "Non dimenticate mai che i maledetti socialisti hanno ucciso 150 milioni di esseri umani", ha affermato ancora Milei. Fin qui, nulla di straordinario, considerando l'orientamento politico di Milei: parole, dunque, ascrivibili all'agone politico: del resto, il presidente argentino era ospite della convention e non del governo spagnolo, ove sarebbero state opportune più sagge affermazioni.
Il colpo di scena sarebbe arrivato di lì a poco. Proseguendo il proprio atto d'accusa al socialismo, Milei ha continuato a puntare il dito: "Non sanno che tipo di società e di Paese il socialismo può produrre e che tipo di gente frega al potere e quali livelli di abuso può generare. Anche se la moglie è corrotta, diciamo sporca, si prende cinque giorni di tempo per pensarci". Le parole del presidente argentino si riferiscono al fatto che Sanchez, alla fine dello scorso aprile, aveva annunciato di voler prendere del tempo per riflettere sulle possibili dimissioni in seguito alle accuse di corruzione rivolte alla moglie. Accuse che poi sono state archiviate come infondate nel giro di pochi giorni dalla procura di Madrid.
Nell'aprile scorso, il 41º tribunale d'Istruzione di Madrid aveva aperto un'indagine preliminare contro la consorte di Sanchez per presunti reati di traffico d'influenza e corruzione, in seguito ad una denuncia da parte di Manos limpias, un'organizzazione vicina all'ultradestra che agisce come una sorta di sindacato. La procura provinciale di Madrid aveva poi presentato il corso contro l'ammissione della denuncia, chiedendo la revoca dell'ordinanza e l'archiviazione del caso. Così, al primo ministro spagnolo non era rimasto che dichiarare pubblicamente di stare valutando l'ipotesi di lasciare l'incarico. L'apertura delle indagini era stata annunciata il 24 aprile scorso da parte dell'organizzazione che tradizionalmente difende impiegati pubblici, la medesima che si era resa protagonista della denuncia contro il giudice Baltar Garzon, che aveva aperto un'inchiesta sui crimini contro l'umanità del regime di Francisco Franco.
Ma in che cosa consistevano le accuse alla prima donna di Spagna? Sostanzialmente, nell'ipotesi di aver approfittato dei propri rapporti privilegiati con il primo ministro, raccomandando imprenditori all'interno di appalti pubblici. Uno di questi avrebbe addirittura ottenuto un appalto da 10 milioni di euro per organizzare un master diretto dalla stessa moglie di Sanchez. Poi, il 29 aprile scorso, dopo alcuni giorni di silenzio, il premier spagnolo aveva comunicato la sua decisione in un discorso alla nazione.
Il presidente aveva accusato la destra estrema di perpetrare ai suoi danni una strategia di "molestie e demolizione" contro la sua famiglia. Dopo la pausa il premier aveva dichiarato di aver scelto di proseguire "con tutta la forza" alla guida del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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